Un pianeta lontano, 19-11-2010, ritenuta utile da 1 utente su 1
« Intorno all'enigmatico pianeta Solaris ruota una stazione orbitante nella quale avvengono eventi misteriosi. Uno psicologo vi si reca e scopre che il pianeta materializza le immagini sepolte nella memoria degli astronauti.
Il film è uno sguardo puntato sulle profondità non del cosmo ma dell'animo umano, il pianeta più esplorato e più sconosciuto: un'opera splendida.
Il brutto remake di Steven Soderbergh con George Clooney non rende nessuna giustizia all'originale. »
« Una zona della Terra è interessata da strani fenomeni in seguito alla caduta di un meteorite. Gli "stalker" sono le guide clandestine che portano i visitatori nella Zona, altrimenti presidiata dall'esercito, fino alla "camera dei desideri".
La fantascienza è il veicolo attraverso il quale Tarkovskij ci parla degli uomini, del rapporto con l'inconscio, dell'esigenza di credere nella sua accezione più ampia e profonda. Ci parla, dunque, della Vita stessa e lo fa attraverso un percorso lento, ipnotico, enigmatico, persino faticoso ma nello stesso tempo ricco di un fascino che trasuda dai dialoghi, dai colori e dal bianco e nero, dai labirinti, dai volti, dall'acqua, dall'intero universo visivo di questo film straordinario. »
« E' la storia della passione per il kung fu del panda Po, nella realtà un cameriere goffo e inbranato (d'altra parte le sue fattezze sono state modellate su quelle dell'attore Jack Black, che in originale gli dà la voce) . Ma cosa succede quando viene identificato da un vecchio maestro come il futuro "guerriero dragone"? E' costretto a un durissimo allenamento per apprendere il kung fu e salvare tutti da una spaventosa minaccia.
Il film piacevole e divertente, a metà tra la parodia (il goffo panda che diventa il più grande dei vincenti) e l'omaggio (le incredibili scene d'azione, soprattutto nella fuga del cattivo dalla prigione e nell'allenamento di Po) dei film sulle arti marziali. Ottima la tecnica d'animazione. »
« Miracolo a Sant'Anna è una forte delusione, e lo è per più ragioni. Innanzitutto per una motivazione, per così dire, "politica". Se il suo merito è quello di aver centrato l' obiettivo sul contributo dato dai soldati afroamericani nella seconda guerra mondiale, questo non basta a reggere l'intero film. E' giusto, è etico, falsare un evento storico così importante e così tragico solo per fini narrativi? Non credo che la domanda sia oziosa, anche perché è riferita a un regista che delle battaglie ideologiche ha sempre fatto un punto di forza del suo cinema, certo da una prospettiva di parte, ma mai scorretta. E non basta inserire una didascalia iniziale dove questo errore storico viene apertamente denunciato.
L'altro grave difetto del film è di tipo squisitamente cinematografico. La forza e la capacità di analisi con la quale il regista ha sempre sostenuto le sue idee (in particolare nella rivendicazione dei diritti degli afroamericani) , l'intensità e la ricchezza di significati delle sue immagini, è qui annullata da una narrazione ipertrofica, di immotivata lunghezza, da personaggi privi di sfumature e stereotipati (come il "gigante di cioccolato" e il bambino, o il soldato nero che passa il tempo a magnificare le sue virtù amatorie) , tempi morti e parentesi imbarazzanti (su tutti l'inutile sequenza erotica) , fino a un finale dolciastro e patetico.
Un passo falso clamoroso che da un regista come Spike Lee, forse controverso ma sempre stimolante, proprio non ci si aspettava. »
« Niente di nuovo sul fronte 007... Dopo un primo film dell'era Craig ("Casinò Royale") più compatto, scritto meglio e dunque più interessante, ecco arrivare quella che sembra una puntata intermedia di una saga destinata a continuare chissà ancora per quanto tempo. Certo bisogna riconoscere dei meriti al Bond di Daniel Craig, tra i quali quello di distinguersi per essere più rude e "tormentato" degli suoi predecessori, e quindi inevitabilmente e piacevolmente più umano. »
Fail-Safe, 19-11-2010, ritenuta utile da 1 utente su 1
« Bellissimo apologo figlio delle tensioni da guerra fredda che attraversavano il mondo in quegli anni (il film è del 1964) , ma che riesce a mantenere ancora oggi intatta tutta la sua forza e i suoi moniti. E lo fa in virtù di una realizzazione eccellente da tutti i punti di vista, a cominciare dalla regia tesa, nervosa, claustrofobica di Sidney Lumet, proseguendo con la livida fotografia di Gerald Hirschfeld e le belle interpretazioni di tutto il cast: innanzitutto il presidente USA Henry Fonda ma non dimentichiamo Walter Matthau, Dom DeLuise e Larry Hagman (il futuro J. R. Di "Dallas") .
Il soggetto del film è in parte simile a quello de "Il dottor Stranamore, ovvero come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba", ma mentre nel capolavoro girato da Kubrick nel 1963 prevaleva un tono grottesco, con questo film siamo davanti a un drammatico e tesissimo thriller (fanta) politico. »
Regia di Andrej A. Tarkovskij - Medusa Home Entertainment
Il film è uno sguardo puntato sulle profondità non del cosmo ma dell'animo umano, il pianeta più esplorato e più sconosciuto: un'opera splendida.
Il brutto remake di Steven Soderbergh con George Clooney non rende nessuna giustizia all'originale. »
Regia di Andrej A. Tarkovskij - Medusa Home Entertainment
La fantascienza è il veicolo attraverso il quale Tarkovskij ci parla degli uomini, del rapporto con l'inconscio, dell'esigenza di credere nella sua accezione più ampia e profonda. Ci parla, dunque, della Vita stessa e lo fa attraverso un percorso lento, ipnotico, enigmatico, persino faticoso ma nello stesso tempo ricco di un fascino che trasuda dai dialoghi, dai colori e dal bianco e nero, dai labirinti, dai volti, dall'acqua, dall'intero universo visivo di questo film straordinario. »
Regia di John Stevenson, Mark Osborne - Warner Home Video
Il film piacevole e divertente, a metà tra la parodia (il goffo panda che diventa il più grande dei vincenti) e l'omaggio (le incredibili scene d'azione, soprattutto nella fuga del cattivo dalla prigione e nell'allenamento di Po) dei film sulle arti marziali. Ottima la tecnica d'animazione. »
Regia di Spike Lee - Rai Cinema - 01 Distribution
L'altro grave difetto del film è di tipo squisitamente cinematografico. La forza e la capacità di analisi con la quale il regista ha sempre sostenuto le sue idee (in particolare nella rivendicazione dei diritti degli afroamericani) , l'intensità e la ricchezza di significati delle sue immagini, è qui annullata da una narrazione ipertrofica, di immotivata lunghezza, da personaggi privi di sfumature e stereotipati (come il "gigante di cioccolato" e il bambino, o il soldato nero che passa il tempo a magnificare le sue virtù amatorie) , tempi morti e parentesi imbarazzanti (su tutti l'inutile sequenza erotica) , fino a un finale dolciastro e patetico.
Un passo falso clamoroso che da un regista come Spike Lee, forse controverso ma sempre stimolante, proprio non ci si aspettava. »
Regia di Marc Forster - 20th Century Fox Home Entertainment
Regia di Sidney Lumet - Universal Pictures
Il soggetto del film è in parte simile a quello de "Il dottor Stranamore, ovvero come imparai a non preoccuparmi e ad amare la bomba", ma mentre nel capolavoro girato da Kubrick nel 1963 prevaleva un tono grottesco, con questo film siamo davanti a un drammatico e tesissimo thriller (fanta) politico. »