Tutte le recensioni di C.VINCENZO

« Avvicinandomi alla serie le aspettative erano molto alte: speravo che si trattasse di una serie fortemente incentrata sul ruolo dell'avvocato in America e sui processi e casi giudiziari. Una specie di Law and Order ma ambientata nella splendida Boston. Invece la serie sembra porre in secondo piano la parte "legal" a vantaggio della profonda analisi delle idiosincrasie dei protagonisti. Il risultato è comunque un buon prodotto di entertainment. »

« Arancia meccanica è un film che non può mancare in una cineteca che si rispetti. Ed è un film che va guardato da chiunque abbia un minimo di pretesa di conoscere il cinema del Novecento. Detto ciò il film non è certamente adatto a chi ha uno spirito fortemente etico-moralista, in quanto la violenza gratuita che non viene risparmiata allo spettatore può risultare intollerabile per gli animi sensibili. Eppure si tratta della descrizione scientifica di un fenomeno sociale, quello della violenza, di fronte al quale non si può rimanere indifferenti. Lo dimostra il dibattito, sempre attuale, sulla violenza negli stadi e sul perchè giovani ammodo in determinati contesti si trasformino completamente. Il film è tratto da un romanzo di Anthony Burgess, che probabilmente affronta il problema in modo più compiuto, grazie anche alla potenza del testo scritto, difficilmente replicabile in toto sulla pellicola. Eppure quello di Kubrick è un capolavoro pop indiscutibile, soprattutto grazie alla maestria del grande regista nell'uso delle musiche (la classica in particolare) e alla forza espressiva delle immagini, che possono superare in certi casi quelle raffigurabili dalle menti più fervide. Ma solo un grande, come Kubrick, poteva giungere ad un risultato di questo genere. »

« Kubrick non ha fatto moltissimi film ma ciascuno di quelli che ha diretto è definibile a suo modo come un capolavoro. FMJ è un film di guerra ma contiene, nella prima mezz'ora, quella in cui si descrive assai causticamente l'addestramento tipo dei marines destinati al Vietnam, alcune delle scene più comiche del cinema del Novecento. Un umorismo da caserma, a tratti amaro, ma totalmente irresistibile. Nemmeno i più grandi comici del XX Secolo nelle loro migliori interpretazioni possono essere accomunati a questo paradossale risultato. Passata la mezz'ora, che si chiude (altro paradosso) in modo assai tragico, inizia il film di guerra vero e proprio. Ma anche in questo caso Kubrick ci mette molto del suo, trasformando il mero resoconto dal fronte in un'accurata indagine psicologica del soldato e, per estensione, dell'uomo nei suoi momenti più bui. Kubrick in un passo cita Jung e per certi versi sembra ispirarsi al suo pensiero. Lo dimostra la famosa scena conclusiva in cui i soldati marciano in un paesaggio notturno devastato dalla guerra cantando la marcia di Topolino. Un film da vedere e rivedere mille volte per cogliere ad ogni visione un nuovo aspetto andato perduto o un nuovo significato recondito. Non ci si stancherà mai di vedere Full Metal Jacket! »

« Questo film sta al cinema come il libro da cui è tratto sta alla letteratura. Se questo è il livello a cui i produttori italiani devono abbassarsi per riempire le sale cinematografiche la soluzione è davvero preoccupante. Ovviamente la critica è in primo luogo al fenomeno sociale che si è creato dietro questa assai mediocre storia. Se per il libro si può fare una generica (ma molto forzata!) concessione (della serie: meglio che i ragazzi leggano questi libri piuttosto che non leggano neanche un libro nella loro vita, chissà che imparino ad amare anche i libri veri! ) , difficile invece fare lo stesso ragionamento per il cinema. Purtroppo anche i blockbuster americani maggiormente low-profile hanno qualcosa in più di questi filmettini di quarta categoria. »

« Se c'è un film che mi ha fatto davvero ridere ultimamente, questo è Cado dalle Nubi di Checco Zalone. La comicità è la sua solita, spesso unpolitically correct, strettamente collegata alla musica. In tv Checco non sbaglia uno sketch, ma approcciandosi al film il primo pensiero non può che essere: riuscirà a far ridere per un film intero, evitando di diventare ripetitivo? La risposta è positiva. Pochi film di comici da piccolo schermo riescono in questa impresa, a mio avviso non ci erano riusciti nemmeno gli Aldo Giovanni e Giacomo dei primi tempi (più efficaci nei corti che nei lungometraggi) . Qualche parte un pò forzata probabilmente c'è, ma alla fine del film resta un generico senso di grande soddisfazione e divertimento, e alla fine questo è ciò che conta! »

« Un film che insieme riesce a tratti a farti ridere a crepapelle, commuovere, riflettere con la medesima intensità non può che essere un capolavoro. Un film fantastico, che è stato riconosciuto come tale anche a livello internazionale, portando il cinema italiano anche se solo effimeramente a ricoprire quelle posizioni che fino a qualche decennio fa gli erano usuali. Un grande Benigni, ma tutto il cast è meraviglioso. »

« Non amo i film sentimentali, ma ho comunque voluto vedere questo film per almeno due motivi: 1. è ambientato a Londra, nel quartiere che dà il nome alla pellicola e precisamente nella zona di Portobello Road; 2. il protagonista (Hugh Grant), impacciato e sognatore, gestisce una libreria di viaggio. Per quanto riguarda l'ambientazione, chi c'è stato sa che Notting Hill è una zona un pò magica, completamente diversa dallo stile della città enorme cui pure appartiene. Il Portobello Market, pur quando è affollato di turisti, mantiene un'atmosfera particolare, un pò fuori dal tempo, grazie alle bancarelle di antiquari e ai curiosi negozietti tuttologi. E il film, in qualche parte, dipinge abbastanza fedelmente tale atmosfera (la libreria esiste davvero e consiglio di visitarla). Per quanto riguarda il protagonista, invece, è piacevole vedere come incarni un (raro) stereotipo in cui non nego di identificarmi, che esercita tra l'altro un'attività che piacerebbe a molti, pur se non particolarmente remunerativa. Per il resto la trama rispecchia il classico e un pò banale innamoramento tra la celebrità e il perfetto sconosciuto. Ad ogni modo l'ambientazione e i molti momenti esilaranti cui Hugh Grant ci ha spesso abituato bilanciano le cose e rendono il film, in fin dei conti, non proprio malvagio. »