« L'idea di questa bellissima storia è assolutamente originale e gioca sul fondamentalismo di chi, fino alla fine, nella ex Germania Est non voleva rendersi conto che i cambiamenti erano ormai imminenti. La poesia politica che Alex ricrea per la madre è sì innanzitutto ispirata dall'amore e dalla premura nei suoi confronti, ma anche da un sopito desiderio di veder trionfare un'ideale che nella realtà è stato brutalmente cancellato. Alex è per la libertà e lo dimostra nella manifestazione cui prende parte prima dell'infarto della madre, ma il ravvicinarsi ad essa nel momento della malattia gli permette di considerare tutto sotto la sua ottica, che, forse, non è poi così malvagia. Bellissime le musiche per pianoforte, tra cui almeno un pezzo tratto dalla colonna sonora di Amelie di Tiersen. »
« Da una novella di Daphne Du Maurier, Hitchcock trae un capolavoro della suspence. La maestria del regista lascia senza parole: fantastiche le scene degli assalti (con Miss Daniels che si rifugia in una cabina e assiste alla devastazione, scena memorabile) e in generale la suspence che riesce a ricreare (i corvi che si posano poco alla volta fuori della scuola, le splendide inquadrature dei volti dal basso verso l'alto, le porte che si aprono lentamente, gli uccelli apparentemente calmi ma sempre in agguato nella scena finale). Superlativa la scenografia finale dell'allontanamento da casa: un'inquadratura stupenda di un cielo tetro e nuvoloso da cui filtra un pò di luce, con migliaia di uccelli posati per terra e sopra la casa dei Brenner; mentre questi si allontanano il lunghissimo campo rimane fermo. Per quanto riguarda il significato, il film e i suoi interrogativi (perchè l'aggressività improvvisa degli uccelli?) si prestano a diverse interpretazioni che vengono però lasciate allo spettatore (Hitchcock dà solo alcuni spunti di riflessione come quando fa parlare un ubriaco che cita la Bibbia e annuncia l'Apocalisse). »
« Un film, tante situazioni intricate (nonostante ciò la trama è ben comprensibile, vista la fluidità di narrazione e l'assenza di ambiguità). Inconfondibile lo stile di Elmore Leonard, dal cui romanzo è tratta la sceneggiatura, che si manifesta nei personaggi claustrofobici e nelle situazioni surreali (nonchè nell'eccentrico protagonista, Chili Palmer, ottimamente interpretato da John Travolta). »
« La guerra nel suo cinismo e nei suoi simboli. La voglia di eroismo e di immagini consolatorie (tutto il film prende spunto dalla famosa fotografia dei soldati americani che innalzano la "stars and stripes" dopo la battaglia). La facilità e la voglia di dimenticare. Grande prova di regia per Eastwood. »
« Il destino, il fato e la loro inevitabilità sono i temi di questo particolare film, che si cela dietro un fantathriller adolescenziale (cosa che inevitabilmente abbassa il livello medio) ma che in realtà è godibile per un'ampia fetta di pubblico. La suspence che all'inizio è palesemente artefatta (e gioca sulla comune paura del volo), cresce di intensità raggiungendo picchi di emotività notevoli. Il sottostante tema fatalista (sicuramente trattato semplicisticamente, enunciato a grandi righe e con enfasi distorsiva) e l'attinente sviluppo della trama contribuiscono a rendere davvero originale il soggetto. »
« Il gerarca fascista Barbagli parte con un manipolo di uomini verso il pianeta rosso per conquistarlo. Il film è innanzitutto una parodia del fascismo e soprattutto dei metodi di propaganda e comunicazione: la narrazione sottostante da cinegiornale del Ventennio, aulica e forbita, ci accompagna per tutta la durata del film, riducendo a pochi istanti le battute direttamente pronunciate dagli attori. Anche le immagini (fortemente televisive) rievocano i cinegiornali e i film del muto (con tanto di cartelli per i dialoghi). Per una buona metà le immagini sono in seppia, ben adatte al paesaggio marziano e alla rievocazione dell'antico. Non fosse per la riuscita satira del fascismo (che però in alcune circostanze sfocia nell'iperbole) il progetto sarebbe fallimentare, soprattutto perchè sviluppa in un lungometraggio ciò che si poteva tranquillamente confinare in un breve sketch televisivo (che sarebbe stato maggiormente efficace per la minore prolissità). »
« Un soggetto originalissimo quello di Kaufman, diretto adeguatamente da Spike Jonze. Le idee grandiose si susseguono una dietro l'altra: l'ufficio situato al settimo piano e mezzo, il cunicolo che porta nella testa di Malkovich sono tutti concetti che ci accompagnano in un viaggio onirico tra fisica, filosofia e psicologia (senza tralasciare una giusta dose di umorismo). Quella che inizialmente sembra una simpatica burla apre infatti via via inquietanti spazi interpretativi. Due scene destabilizzano lo spettatore più di ogni altra: il viaggio che Malkovich fa dentro sè stesso, attraverso il cunicolo, scoprendo un mondo dove tutte le persone, uomini e donne, hanno il suo volto e dove un unico linguaggio universale ruota attorno al suo nome; e quella finale in cui Maxine e Lotte si inseguono, sempre attraverso il passaggio, viaggiando attraverso il subconscio di Malkovich dove affiorano tutti i ricordi nefasti della sua infanzia. Meravigliosi gli spettacoli di marionette, anch'essi a prima vista incidentali esercizi di stile, ma che dispiegano lungo la trama il loro significato. »
Regia di Wolfgang Becker - Moviemax Media Group
Regia di Alfred Hitchcock - Universal Pictures
Regia di Barry Sonnenfeld - 20th Century Fox Home Entertainment
Regia di Clint Eastwood - Warner Home Video
Regia di James Wong - Moviemax Media Group
Regia di Corrado Guzzanti, Igor Skofic - CG Entertainment
Regia di Spike Jonze - Universal Pictures