Tutte le recensioni di R.Paolo

« La Disney crea questo film sull'onda dell'interesse crescente del pubblico per le storie con protagonisti gli animali, e produce una delle sue opere più riuscite. Ben caratterizzata la galleria dei numerosi personaggi dove, oltre ai 99 cuccioli, spicca Crudelia De Mon, resa inconfondibile dal suo andamento dinoccolato, dal corpo ossuto e dai capelli bianchi e neri. I disegni e la colorazione sono frutto di un grande lavoro artigianale, specialmente per le macchie dei cani. Da notare la modernità di questo film, che si fa portavoce già nel 1961 del rispetto dei diritti degli animali, problema che sarà particolarmente sentito negli anni seguenti. »

« Un film molto particolare, sia per le tecniche utilizzate che per la scelta di una certa spigolosità nei disegni sia dei protagonisti che degli alberi della foresta. Ispirato a una delle più belle fiabe di Perrault racconta la storia della principessa Aurora che, per sfuggire a un maleficio, viene cresciuta nel bosco da tre fatine. Le giornate di Aurora nel bosco sono accompagnate da tenui tinte pastello, in contrasto con i colori scuri e tenebrosi di ogni apparizione della strega Malefica, una delle creazioni più riuscite di personaggio malvagio: grazie al suo inquietante cappuccio con le corna e al corvo sulla spalla, è un personaggio che incute timore anche agli adulti. Da ricordare la scena del ballo di Aurora nel bosco, con gli animali e poi con il Principe, e quella drammatica della trasformazione di Malefica in drago. »

« In questo film è condensato un autentico patrimonio di complesse esperienze tecniche e artistiche già in dote a un Orson Welles appena ventiseienne, che con questa pellicola porta a compimento un'intera fase della storia del cinema offrendo un grandioso affresco-riflessione sul capitalismo americano. Alla morte del magnate della stampa Kane, un giornalista intervista i suoi amici e i dipendenti per scoprire il significato dell'ultima parola che ha pronunciato sul letto di morte, "Rosebud". La rivelazione finale getterà qualche dubbio sulla figura dell'uomo che è stata disegnata nel corso del film, dimostrando che esiste ancora lo spazio per valori sacri e duraturi. »

« Un film di vera poesia, realizzato da un regista che sa rivolgere uno sguardo attento, stupito, non consueto al mondo e alle persone. Due angeli – ma non come li immaginiamo di solito: due angeli dimessi – osservano il mondo in bianco e nero, ascoltando quello che si dice e osservando le fatiche e i dolori quotidiani.
Quando poi uno di loro si innamora di una bella trapezista, il colore invade lo schermo e sembra quasi che la distanza fra gli angeli che si innamorano e chi nel mondo desidera volare diventi minima. Un film che ci dice che è la poesia dell'amore a muovere la vita degli uomini (e anche degli angeli). Una curiosità: Wenders ha trovato ispirazione per il film nelle poesie di Rilke, in cui, secondo lui, gli angeli trovano dimora. »

« Dopo la vittoria nel primo episodio, l'aeroplano Dusty deve smettere di gareggiare e ricostruire la propria identità lasciandosi alle spalle i fasti delle gare d'alta quota e trovando un nuovo lavoro. Diventare aereo cisterna come vigile del fuoco avvicina il film al sociale e consente di omaggiare quanti hanno dato la vita in questo lavoro per salvarne altre, primi fra tutti i caduti alle Torri Gemelle. Sono forti anche i richiami alle radici americane, sia nel saggio elicottero pellerossa (con le pale dipinte come piume) che nell'ambientazione, i grandi parchi americani. Da segnalare un simpatico personaggio, Dipper, un'areoplanina un po' svanita che fa subito pensare a Dori di "Alla ricerca di Nemo".
Il secondo capitolo di "Planes" propone, insomma, una storia più complessa rispetto al primo film, e più vicina alla realtà dei nostri giorni di crisi. Di questo, però, si accorgono solo gli adulti: i bambini si godono le evoluzioni degli aerei fra acqua e fuoco, e chissà che qualcuno non trovi ispirazione per "cosa fare da grande", come un certo Grisù. »

« Credo che ben pochi sappiano che questo film non è stato creato dalla Pixar bensì dalla DisneyToon Studio, una sezione della Disney specializzata in serie TV e sequel di animazioni Disney. In questo caso si nota subito una pesante ispirazione, per non dire influenza, con i due film di Cars: gli occhi dei protagonisti richiamano espressamente quelli di Saetta McQueen e compagni, inoltre la storia si snoda fra il mondo luccicante delle gare e le distese rurali della campagna americana; per concludere, la gara che si svolge a tappe per il mondo ricorda il campionato itinerante di Cars2. Il film è rivolto ai piccoli e propone l'idea che, se si ha un sogno e ci si crede, lo si può realizzare con impegno e con l'aiuto degli amici. Peccato che i personaggi siano poco caratterizzati, restando al livello del luogo comune (l'inglese beve il tè, il messicano è focoso, la star è boriosa, il campagnolo è ingenuo ma di buon cuore): si vede che non un vero prodotto Disney, ma devo dire che ai bambini è piaciuto molto. »

« Realizzare un film ispirandosi al romanzo di Lewis Carroll, che all'epoca era molto apprezzato, era un progetto molto ambizioso per Disney. La difficoltà principale era riportare sullo schermo la sottile ironia dei personaggi del libro, e infatti alla sua uscita il cartone animato non riscosse un gran successo, ma venne riscoperto e apprezzato solo diversi anni dopo. La storia del viaggio di Alice nel Paese delle Meraviglie che si rivela essere un luogo non molto accogliente è ben nota a tutti. Fra i personaggi incontrati ricordiamo il Bianconiglio, con panciotto e orologio, il Brucaliffo che crea anelli di fumo, lo Stregatto capace di apparire e sparire e soprattutto il Cappellaio matto e il Leprotto bisestile, che danno vita alla memorabile scena del tè e della festa di Non compleanno. »

« La Disney iniziò a lavorare a Cenerentola in un momento di crisi, e tutti speravano che questo nuovo soggetto li avrebbe risollevati. La prima caratteristica di rilievo è la caratterizzazione particolarmente realistica dei personaggi, ricalcati su modelli in carne e ossa, prima fra tutti la matrigna che ha uno sguardo obliquo e ferino e la bocca beffarda: un realismo che non ha bisogno di commenti. Per le sorellastre invece si punta sull'esagerazione dei tratti e dei difetti, enfatizzati dalle voci gracchianti. Tra gli animali della casa ricordiamo i topini Gas e Giac, protagonisti di inseguimenti col gatto Lucifero e di una memorabile scena in cui cercano di portare la chiave, per loro enorme, su per le scale per liberare Cenerentola, un momento ricco di suspence. Indimenticabili anche la scena del ballo e quella della fuga di Cenerentola, durante la quale c'è la perdita della scarpina. »

« Uno dei primi ambiziosi esempi di lungometraggio di animazione in Italia, vuole essere una risposta al cinema d'animazione statunitense a cui si ispira il gruppo di lavoro. In particolare ci si basa su un'attenta analisi dei personaggi di Biancaneve: Zeila ha lo stesso fascino della principessa Disney, i tre saggi ricordano i sette nani e tutti i personaggi sono tipicamente schierati fra il bene e il male, che viene sempre sconfitto dall'amore. È un prodotto decisamente artigianale, che raggiunge però livelli professionali. L'animazione dei personaggi, anche se poco fluida, riesce a offrire una grande varietà di espressioni. All'epoca dell'uscita fu salutato come un capolavoro di poesia, oggi purtroppo quasi dimenticato. »

« Il film nasce progettato per essere a episodi, ma presto si trasforma in un'opera unica dal montaggio fluido; oltre alla musica e ai colori vivaci, si segnala per una serie di gag irresistibili: assolutamente da non perdere la scena in cui Paperino gioca a mosca cieca sulla spiaggia di Acapulco. Grazie a un'animazione di grande effetto, i personaggi animati interagiscono perfettamente con gli attori veri, e la musica e le danze ispirate al Sud America dimostrano che la Disney, negli anni Quaranta, era già all'avanguardia in un tipo di animazione che diventerà consuetudine solo molti anni dopo. »