Tutte le recensioni di S.Gianfranco

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L' uomo nel mirinoL' uomo nel mirino
Regia di Clint Eastwood - Warner Home Video
  • € 6.87
    € 7.99
    Risparmi € 1.12 (14%)
4Il giustiziere travisato, 08-05-2011
« Nel 1977 Clint Eastwood ha, da attore e regista, già delineato il personaggio la cui parabola concluderà con "Gran Torino". Il loser per anarchismo, incapace di stare alle regole perché altrettanto incapace di derogare a un suo inflessibile codice morale. Di destra, si dirà. Sì, forse, ma avercela una destra così in Italia! Ne "L'uomo nel mirino" ("The Gauntlet", 1977) si dirige nei panni di un poliziotto sfatto che deve scortare una prostituta, testimone a un processo. Naturalmente, la donna è più importante di quel che sembra e il cattivo, potente, di turno farà di tutto perché la coppia non arrivi a destinazione. Seguono apocalittiche sparatorie. Con un dato, che connota ulteriormente la complessità del "giustiziere" Eastwood: qui non uccide nessuno. Sono gli altri a scatenargli addosso uragani di piombo (vedere per credere). Meritato grande successo di pubblico, al cinefilo il film offre due ulteriori motivi di interesse: un notevole manifesto disegnato da Frank Frazetta e il fatto che sul set nasce il rapporto che legherà per anni Eastwood a Sondra Lock. »
Una 44 Magnum per l'ispettore CallaghanUna 44 Magnum per l'ispettore Callaghan
Regia di Ted Post - Warner Home Video
  • € 6.07
    € 7.99
    Risparmi € 1.92 (24%)
4L'etica del giustiziere, 08-05-2011
« Corre il 1973 e Clint Eastwood, ormai divo del cinema d'azione, negli Usa viene visto come l'erede di John Wayne. Eppure, chi ha occhi attenti lo trova un giudizio avventato. Prendiamo questo "Una 44 Magnum per l'ispettore Callaghan" ("Magnum force", 1973). Secondo capitolo della saga di Dirty Harry, presenta il solito Callaghan malvisto dai superiori per i metodi violenti ma sempre utile se la situazione degenera. Qui il problema sono quattro poliziotti che, fattisi squadrone della morte, ammazzano delinquenti sfuggiti alla legge. Quando i quattro chiedono a Callaghan di unirsi a loro, lui rifiuta sdegnato, dicendo che non l'hanno capito. Il presunto giustiziere è sempre dalla parte del diritto codificato. Soprattutto, aborre chi si arroga il diritto di farsi giudice e carnefice. Considerato il personaggio, pare una dichiarazione d'intenti tirata per i capelli, buona per anni in cui il cinema Usa si barcamenava tra giustizialismi nixoniani e necessità di non scontentare la massa dei contestatori. In realtà, come poi si è capito, a parlare era l'uomo Eastwood. A parte ciò, "Magnum force" è un film d'azione, divertente e ben fatto. A ulteriore merito dell'attore va poi il fatto di avere concesso fiducia a due esordienti di lusso - John Milius e Michael Cimino - qui ottimi sceneggiatori. »
Il nastro biancoIl nastro bianco
Regia di Michael Haneke - Medusa Home Entertainment
  • € 9.99
5La violenza del prete, 06-05-2011
« Con Michael Haneke in genere c'è poco da ridere. Fa film che mettono a dura prova lo spettatore. E anche questo bellissimo "Il nastro bianco" ("Das weisse band", 2009) inquieta molto. In un villaggio della Germania orientale, nel 1913, fatti strani e minacciosi (un attentato al medico, incendi, violenze) scuotono la comunità. Non si capisce né chi li commetta né perché. Capiamo però che il nemico è interno. Nulla di strano, considerando che lo sfruttamento dei ricchi sui poveri e l'arroganza dei notabili rendono la comunità un luogo di sofferenza. In particolare, è particolarmente infame la figura del prete luterano, un sadico rigorista che umilia e tormenta i figli. Inevitabile, dice Haneke, che un contesto malato produca mostri. Che in Germania, poi, sono diventati fautori del fascismo. Ma è un discorso universale perché non c'è società tanto sana da non generare mostri. Il più è avere l'umiltà di ammetterlo. »
Professione reporterProfessione reporter
Regia di Michelangelo Antonioni - Universal Pictures
  • € 7.93
4Mattia Pascal nel deserto , 24-04-2011, ritenuta utile da 1 utente su 1
« Il reporter David Locke (Jack Nicholson) viene inviato nel Sahara per intervistare certi guerriglieri. Qui conosce David Robertson. Il quale Robertson muore d'infarto. E Locke, scoprendo di assomigliare al defunto, decide di assumerne l'identità. Perché? Da presumere che il reporter non ne possa più della propria vita e colga al volo l'opportunità offertagli dal caso per ricominciare da capo. E pur capendo di aver scelto male (Robertson era immischiato in loschissimi affari) persegue in un cammino destinato a finire nel peggiore dei modi. A conferma di quanto avevano già detto Pirandello ed Herman Hesse: non basta la buona volontà per cambiare destino. Scritto e diretto da Michelangelo Antonioni (1912-2007) nel 1974, "Professione reporter" pone più domande di quante risposte dia e potrebbe risultare un vacuo arzigogolo se la maestria dell'autore non rinviasse ad altre spiegazioni, sottotraccia e alla portata solo dell'intuizione. Questioni grandi, insomma, che attengono al vivere e al morire di tutti. Sontuosa e memorabile la confezione e di lusso i protagonisti: Maria Schneider in una delle sue apparizioni sullo schermo e un Nicholson di rara misuratezza. Già. Erano anni in cui il cinema italiano si permetteva di ingaggiare la crema attoriale del mondo. Boldi e De Sica jr erano ancora un incubo di là da venire. »
Fantasmi da Marte (Blu-ray)Fantasmi da Marte (Blu-ray)
Regia di John Carpenter - Universal Pictures
  • € 7.25
4Invasati marziani, 24-04-2011
« Purtroppo, John Carpenter riesce a fare pochissimi film, lui che adora girare e avrebbe un sacco di cose da dire. Colpa della sua irriducibile, antagonistica radicalità. Questo "Fantasmi da Marte" ("Ghosts from Mars") è del 2001. Dopo di allora gli è riuscito di tornare sul grande schermo solo quest'anno con "The Ward". Pure "Fantasmi da Marte", sebbene si presenti come un fanta-horror a basso costo, mette in campo il pessimismo antropologico dell'autore. Siamo nel 2176 su Marte, dominato da un matriarcato liberista. Gli scavi di una miniera liberano antichi demoni che invasano i minatori trasformandoli in guerrieri assatanati e un gruppo di soldati mandati a vederci chiaro finisce in una situazione piuttosto difficile. Malgrado il basso budget, Carpenter ci offre uno spettacolo godibile, anche a badare solo all'intrattenimento, abbondando in autocitazioni e azione adrenalinica. Per il resto, lui ci vede male e con un gran brutto futuro. Ma questo già si sapeva. »
Per qualche dollaro in piùPer qualche dollaro in più
Regia di Sergio Leone - Moviemax Media Group
  • € 9.99
5Per qualche dollaro di più al box office, 24-04-2011, ritenuta utile da 1 utente su 1
« Nel 1965 Sergio Leone è già un regista affermato e celebrato (ha dato inizio al filone dello spaghetti western che in 5 anni genererà 480 titoli, per lo più orridi) e può prodursi da solo il suo secondo western. Intelligente e creativo com'è, non si vuole ripetere e decide di affiancare a Clint Eastwood un altro personaggio carismatico, affidandolo a Lee Van Cleef, un caratterista americano che in patria non ha più ingaggi. Per qualche dollaro in più conferma l'eccezionale talento del regista-sceneggiatore, narrando una trama in cui si intrecciano alla perfezione personaggi dalle diverse e contrastanti motivazioni c'è chi persegue la vendetta personale, chi caccia taglie, il cattivo è un macchiavelli drogato in un contesto ricostruito con la minuzia di chi il west lo ama davvero. Vari i momenti memorabili e almeno un personaggio di contorno indimenticabile (il bandito gobbo interpretato da Klaus Kinski) fanno si che il film diventi il maggior successo economico di Leone. All'epoca chi non ne ha fischiettato il tema conduttore? »
Essi vivono (Blu-ray)Essi vivono (Blu-ray)
Regia di John Carpenter - Eagle Pictures
  • € 14.90
5Yuppies da Marte, 24-04-2011, ritenuta utile da 1 utente su 1
« L'horror Usa del anni '80 è molto politicamente orientato. Gli artigli di Freddy Krueger e la maschera di Michel Myers non potevano che prosperare nell'America di Reagan. E John Carpenter, che già ha inventato Halloween, decide di essere ancora più esplicito con il fanta-horror "Essi vivono" ("They live", 1988). John Nada, operaio disoccupato (lo interpreta efficacemente il wrestler Roddy Piper), capita in una baraccopoli abitata da altri diseredati. L'America liberista, dominata da yuppies interessati solo a smantellare posti di lavoro reale a favore dell'economia di carta. Ma nella baraccopoli opera una gruppo clandestino che cerca di opporsi a un potere occulto. Interviene con brutalità la polizia e Nada scopre così una verità sconvolgente. Film di radicale, esplicita durezza dà una risposta paradossale ma a modo suo logica alla domanda che si pone ogni persona di buon senso: perché il mondo dev'essere sottoposto a imposizioni economiche che impoveriscono la stragrande maggioranza della gente e distruggono l'ambiente? La lucidità di Carpenter si coglie anche da una lunga scena in cui Nada fa a pugni con un nero al quale ha cercato di dire la verità sul mondo in cui vivono. Come dire: mentre i miseri si estenuano in assurdi conflitti razziali, i potenti continuano a imperversare. E oggi, da noi: mentre ci distraggono additandoci come nemici da combattere un pugno di poveracci in fuga da guerre e persecuzioni, abbietti governanti si spartiscono privilegi e favoriscono la depredazione dello stato. Sì, è un film imperdibile. »
Blue Steel. Bersaglio mortaleBlue Steel. Bersaglio mortale
Regia di Kathryn Bigelow - Eagle Pictures
  • € 10.61
4Lo yuppie svelato, 24-04-2011
« Blue steel, robusto thriller scritto e diretto nel 1989 da Kathryn Bigelow, è solo in apparenza una storia di serial killer come cominciavano ad apparirne in quegli anni. L'androgina ma sexy Megan Turner (Jamie Lee Curtis) corona il sogno della vita diventando poliziotta. Capiamo che quel mestiere le serve anche per staccarsi dalla famiglia disfunzionale (il padre manesco opprime la moglie). Ma alla prima missione è costretta a uccidere un rapinatore. Ne deriva una catena di avvenimenti che la rende vittima di Eugene Hunt (Ron Silver) uno yuppie borderline che, impazzito del tutto e fattosi serial killer, comincia a perseguitarla. La novità della trama sta nel fatto che l'assassino è ricco e reso intoccabile dai suoi avvocati. Dopo molti lutti e dolori Megan riesce finalmente a eliminare il mostro, per quanto questi si dimostri quasi indistruttibile. Qui la regista pare riferirsi agli horror stile Nightmare e Halloween (va notato che di quest'ultimo ciclo la Curtis è stata la scream queen) allora trionfanti al box office. Ma Hunt, di cui ci viene descritta l'attività di operatore di borsa e la conseguente vita di privilegi, e il suo essere coriaceo sono piuttosto la metafora di un preciso contesto e di un modello sociale. Finivano gli anni '80, reaganiani negli Usa, della Milano da bere da noi, in cui aveva prosperato la mala razza degli yuppies, arricchitisi a forza di bolle speculative tanto lucrative per l'economia di carta quanto micidiali per quella basata sul lavoro. Movimenti di quattrini virtuali avevano sconvolto economie intere e impoverito milioni di persone. Gli Hunt che li gestivano erano serial killer sociali (è la stessa la tesi sviluppata da Bret Easton Ellis col romanzo American Psycho). Amareggia ammettere che nulla è cambiato. Anzi, gli anni hanno visto incrementarsi le bolle speculative, gli arricchimenti ingiustificati, la macelleria sociale e l'ottusa ferocia degli operatori finanziari. La Bigelow, almeno, al suo bastardo la fa pagare. »
Spartacus (Edizione Speciale 2 dvd)Spartacus (Edizione Speciale 2 dvd)
Regia di Stanley Kubrick - Universal Pictures
  • € 5.39
    € 9.99
    Risparmi € 4.60 (46%)
5Il migliore dei kolossal, 20-04-2011
« Nel 1959 la carriera di Stanley Kubrick è impantanata. Dopo due film molto apprezzati dalla critica ma di poco successo, cerca invano di trovare qualcuno disposto a finanziargli i vari progetti che via via elabora. Lo salva Kirk Douglas, offrendogli un'occasione irripetibile ma molto impegnativa. L'attore sta interpretando e producendo un kolossal storico. Dopo appena una settimana di riprese ha licenziato il regista l'esperto Anthony Mann giudicato inadeguato. Ma l'enorme macchina, che impegna migliaia di comparse, divi e scenografie spettacolari, deve ripartire immediatamente. A Douglas viene allora in mente il regista di belle speranze con cui ha già girato il capolavoro pacifista "Orizzonti di gloria" ("Paths of glory", 1957) e decide di affidargli la regia di "Spartacus". Per il trentenne Kubrick, che sin lì ha diretto solo pellicole low budget, potrebbe essere una sfida da far tremare le gambe. Ma Kubrick è Kubrick. Non è il "suo" film, non ne ha il controllo totale, non può intervenire sulla sceneggiatura, ma il suo impegno e la chiarezza di idee contribuiscono a fare di "Spartacus" il migliore kolossal storico mai prodotto da Hollywood. La direzione degli attori è splendida e le scene di massa risultano epicamente coinvolgenti. Inoltre, Kubrick di fatto esautora il direttore della fotografia, occupandosi personalmente di luci e inquadrature. Ne risulta il ritratto corrusco e coinvolgente di un'epoca crudele ma dal fascino sempiterno. "Spartacus" trionfò al box office e fu elogiato dalla critica. Compiuta al meglio la missione, Kubrick poté finalmente girare i film che voleva e con i mezzi necessari. »
Per un pugno di dollari (Blu-ray)Per un pugno di dollari (Blu-ray)
Regia di Sergio Leone - RHV - Ripley's Home Video
  • € 14.99
5Sporchi, irsuti e pure un po' cattivi, 20-04-2011, ritenuta utile da 1 utente su 1
« Non è facile, oggi, capire quale tsunami abbia rappresentato il primo western di Sergio Leone (1929-1989). Immaginate di essere un normale spettatore che, una domenica del 1964, cerca di decidere in quale sala celebrare il rito settimanale del cinema. Scorrendo la pagina degli spettacoli del giornale, l'occhio vi cade su un titolo presentato in una sala di seconda visione (Per un pugno di dollari non ha esordito nelle sale del centro) di cui nessun critico si è occupato. Il nome del regista non vi dice niente e neppure quelli degli attori (ma quel Clint Eastwood suona vagamente ridicolo). Però ricordate che qualcuno ve ne ha parlato bene e senza troppe illusioni decidete di investirci le quattrocento lire del biglietto. Entrando, vi meravigliate nel vedere che la sala è piena. Le luci si affievoliscono, partono i titoli e già la musica vi colpisce: originale, secca, orecchiabile. Poi, vi travolge il resto. Uscendo, siete ormai contagiati dal morbo e lo resterete per sempre. Però, va chiarito che allora, per molti, la vera ragione di fascino non furono né la storia né lo stile inconfondibile e già maturo del regista. No, a impressionare fu soprattutto la figura del protagonista. Perché sin lì c'erano stati dei precisi cliché da rispettare nel western: se al cattivo venivano concesse alcune libertà e poteva essere fetente mai più di tanto, però il buono era sempre integerrimo. E come il cane di Pavlov, soggetto a irresistibili riflessi condizionati: quando vedeva un fellone malmenare i deboli, soprattutto se nella specie di donne e bambini, non poteva fare a meno di farsi avanti. Invece, all'inizio di Per un pugno di dollari vediamo il feroce Chico (interpretato da tale Peter Stuyvesant, secondo i credits, in realtà era l'italianissimo Mario Brega) maltrattare una madre e suo figlio sotto l'occhio impassibile di JoeClint Eastwood che tira dritto. Ma come? Fa così un eroe? Ebbene, sì. O almeno quelli di Leone, ignari anche di bagno e rasoio. E per folle di spettatori che non ne potevano più di cowboys senza macchia e senza paura fu un attimo di entusiasmo. Si capì che il muro era crollato e che nulla sarebbe più stato come prima. E il bello doveva ancora venire. »
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