Violenza rivelatrice , 11-05-2011, ritenuta utile da 2 utenti su 3
« La mania Usa di ricavare film da fumetti per ovviare alla mancanza di idee degli sceneggiatori non sempre viene per nuocere, come attesta "History of violence" diretto nel 2005 da David Cronemberg. Il tranquillo barista Tom Stall, da vent'anni stimato cittadino di un paesotto dell'Indiana nasconde un passato terribile. Quando uccide per legittima difesa ma con insolita perizia due criminali diventa l'eroe del giorno e le televisioni si occupano di lui, attirando così l'attenzione di qualcuno che non si è dimenticato di quando Stall si chiamava Joey Cusack. Quanto ne consegue va ben oltre le regole del noir. Perché il problema di StallCusack non è solo difendere se stesso e la famiglia da nemici spietati, ma anche governare la violenza che, promanando da lui, contamina ciò che lo circonda. Ottimamente recitato da Viggo Mortensen in continua ascesa attoriale dopo l'exploit del "Signore degli anelli" e da Maria Bello, perfetta nel rendere l'attrazionerepulsione che su di lei esercita la mutata figura del marito e da caratteristi di lusso quali il sempre immenso Ed Harris e William Hurt, il film vale anche come metafora di una nazione nata dalla violenza e da essa irrimediabilmente segnata. O come riflessione sugli umani che, per quanto normalizzati dalla civiltà possano sembrare, alla minima occasione sono pronti a farsi a pezzi. Ma molti sono i temi e le riflessioni che il film suggerisce. Il tutto scandito da una regia curatissima. Capolavoro senza né ma né se. »
« Uno dei migliori e più sottovalutati film di fantascienza di inizio millennio. Uno dei meno irrealistici, anche. Tratto da un romanzo di P. D. James (ma sembra scritto da Wyndham o Ballard) "I figli degli uomini" ("Children of men", 2006) è una cupa distopia ambientata nell'Inghilterra del 2027, divenuta uno stato totalitario fascista. Regnano miseria e ingiustizia e i profughi di colore vengono braccati e rinchiusi in centri di detenzione. Ma è la condizione disperata di tutto il pianeta. Aggravata dal fatto che da vent'anni non nascono più bambini. Il protagonista (un efficiente Clive Owen) riceve l'incarico di scortare una giovane africana rimasta incinta un miracolo, date le circostanze sino all'approdo di un nave che la porterà in una zona libera nelle Azzorre. Sarà un viaggio denso di pericoli e lutti. Il regista Alfonso Cuaròn ha detto di aver voluto fare un film che rispecchiasse le infamie della realtà odierna (com'è della migliore fantascienza) . Se la metafora non è particolarmente originale, resta indiscutibile la qualità della messa in scena. In particolare, gli ultimi minuti, tutti in piano sequenza con la telecamera a mano, lasciano a bocca aperta. »
« La fantascienza, letteraria e no, deve molto all'Inghilterra in termini di intelligenza e buon gusto. "L'astronave degli esseri perduti" ("Quatermass and the pit", 1967) è uno dei migliori film di genere degli anni '60. Tratto dal terzo ciclo BBC del dottor Quatermass, scritto benissimo come gli altri da Nigel Kneale e diretto dal glorioso veterano Roy Ward Baker, inizia col ritrovamento, negli scavi della metropolitana, di un'astronave risalente a cinque milioni di anni fa. All'interno, creature insettiformi che vanno in rapida putrefazione. Iniziano strani fenomeni paranormali. Quatermass indaga, ostacolato dall'ottusità dei politici e dei militari, scoprendo che da sempre quella parte di Londra ha fama di essere infestata dai fantasmi, mentre i fenomeni si fanno sempre più paurosi. Alla fine scopre una verità terrificante, che riguarda addirittura l'origine della specie umane. E le ragioni della sua predisposizione al male. Ben servito da efficaci effetti speciali e scandito da una sceneggiatura di ferro "L'astronave degli esseri perduti" inquieta quanto e più di un riuscito film horror. E sollecita riflessioni di inusuale profondità. »
« "La città è salva" ("The enforcer", 1951), giunto alla fine della stagione d'oro del noir Usa, ne riassume gli elementi migliori: interpretazioni incisive, facce giuste, sceneggiature solide, ambientazioni realistiche, fotografia in bianco e nero da documentario e nessun fronzolo. In 87 compatti minuti si narra la lotta ingaggiata da un testardo e grintoso procuratore distrettuale (Humphrey Bogart) contro una misteriosa ed elusiva banda di sicari. Sebbene ispirato a fatti veri, il film ha un'inquietante atmosfera, più da horror che da noir. Non era una novità: i romanzi di Cornell Woolrich avevano già contaminato il genere, anche sullo schermo. Ciò che fa de "La città è salva" un classico, oltre a un abile ricorso al flash back - in pratica tutto il film narra fatti avvenuti in precedenza - è la robusta regia di Raoul Walsh, subentrato al regista accreditato Bretaigne Windust ammalatosi durante le riprese. Da vedere anche come antidoto agli insensati action movie di oggi, tutti effetti speciali e distintivo. »
« Alla sua terza regia, Clint Eastwood approda al western, com'è inevitabile, data la sua storia e il periodo. Ma lo fa a modo suo, a dimostrazione di un talento riflessivo e mai banale. "Lo straniero senza nome" ("High Plains Drifter", 1972), in apparenza è infatti una variazione sui temi triti del giustiziere e della vendetta. Vessati da tre banditi, i maggiorenti di un paesino assoldano un pistolero perché li protegga. Ma la comunità cela un orribile segreto e il giustiziere, che non è esattamente ciò che sembra, se ne andrà, lasciando una scia di morti e di macerie. Di notevole, poi, oltre alla visionarietà della messa in scena, c'è il sospetto che il protagonista sia in realtà una creatura venuta dall'aldilà per vendicarsi. Tema che Eastwood riprenderà anni dopo nel "Cavaliere pallido" ("Pale rider", 1985) . »
« Nel 1985 il western boccheggia. Eppure Clint Eastwood decide di interpretare e dirigere "Il cavaliere pallido" ("Pale rider"). Lecito supporre che sia stata la storia a colpirlo. Una pacifica comunità di cercatori d'oro è vessata da un uomo d'affari che vuole le loro concessioni. Quando tutto pare perduto, arriva dal nulla un misterioso individuo, vestito come un predicatore (infatti lo chiameranno "Preacher"), ma nei fatti invincibile uomo di guerra. Risolte le questioni, Preacher tornerà nel nulla. Oltre la solida struttura del film - per altro piena di rimandi ad altri western, colpisce che nella figura del protagonista si adombrino echi ultraterreni, a partire dal titolo. Preacher infatti pare essere un morto tornato per vendicarsi di chi l'ha ucciso, e forse è solo per caso che il suo cammino e quello dei minatori si sono incontrati. Comunque sia, un film avvincente e suggestivo. »
Regia di David Cronenberg - Rai Cinema - 01 Distribution
Regia di Alfonso Cuaron - Universal Pictures
Regia di Roy Ward Baker - CG Entertainment
Regia di Bretaigne Windust - Vari
Regia di Clint Eastwood - Universal Pictures
Regia di Clint Eastwood - Warner Home Video