« È il primo film d'animazione Disney realizzato interamente senza la guida di Walt, scomparso pochi anni prima, e inizialmente era stato pensato per diventare un documentario. Molto curate e rimarchevoli le ambientazioni, in particolare la vista suggestiva dei tetti di Parigi, con la luna piena sullo sfondo, ma è la musica a giocare un ruolo fondamentale: pensiamo ai sottofondi di fisarmoniche romantiche, ma soprattutto al brano suonato dai gatti "Tutti voglion fare jazz", che resta in mente a lungo. Il brano dei titoli di testa invece è cantato da Maurice Chevalier, come omaggio di un vecchio amico a Walt Disney. »

« Con questo film si ha la prova che gli incredibili sviluppi della computer grafica e l'evoluzione della tecnica di animazione 3D hanno reso praticamente perfetta e straordinariamente realistica la convivenza fra personaggi reali e disegnati. In questa pellicola, a fianco dei personaggi della Warner, troviamo alcune star del basket NBA (tra cui il grande Michael Jordan), al cui fianco giocano un'epica partita a basket per la salvezza del pianeta. Intervengono anche altre 3 stelle umane, scoprite voi chi sono (ricordatevi che siamo negli anni Novanta...). Grazie alla capacità di fondere perfettamente personaggi reali e cartoni e grazie agli ottimi effetti speciali, il film ha raccolto un grande successo fra i ragazzi. »

« Mi fa uno strano effetto vedere uno dei personaggi preferiti dei cartoni animati della mia infanzia trasposto in computer grafica, e personalmente mi sembra che non ne abbiano guadagnato né lo spessore del personaggio né il suo carisma, che resta inalterato rispetto al cartone animato e ai precedenti film. Nell'anime c'è molto più realismo, e si nota un gran lavoro sui colori, che nell'Arcadia sono scuri e pieni di ombre mentre nei luoghi al di fuori della confederazione sono più improntati su toni chiari, segno di speranza. Belle le scene spettacolari, i combattimenti e i voli dell'Arcadia: il fascino del Capitano e del suo messaggio di libertà è sempre valido. »

« Mi chiedo: ma se già il primo film non è stato proprio un successo (per dirla con un eufemismo), per quale oscuro motivo è stato fatto questo seguito? Va bene che il protagonista ha venduto l'anima al diavolo, ma in questo caso mi sembra che perseverare sia proprio diabolico, almeno nei confronti degli spettatori. I produttori non hanno badato a spese per confezionare questo miscuglio di trash e autoironia, con le intenzioni di offrire spettacolo, assurdità e violenza. Paradossalmente proprio l'assoluta mancanza di una logica rende il film leggermente più divertente del precedente, ma non basta Nicholas Cage per risollevare le sorti di questo film. »

« Questo film segna un deciso salto di qualità nelle produzioni della Dreamworks. Realizzato completamente e ottimamente in digitale, Shrek non ha però il suo punto di forza solo nell'aspetto tecnico, infatti lo spettatore presto dimentica la tecnologia per immergersi nella storia e nel gioco parodistico degli autori. L'opera presenta tutti gli elementi classici della fiaba ma li capovolge completamente: il principe è nano, codardo e usurpatore, l'eroe è un orco verdastro mosso da interesse, la principessa nasconde segreti imbarazzanti. Molti i personaggi delle fiabe presenti nel film, come numerose sono le frecciate ironiche rivolte alla Disney. »

« Quando, nei primi anni Ottanta, Burton era un disegnatore della Disney, scrisse un poema illustrato, un canto di Natale visto con gli occhi del diverso, dell'antieroe. Quel soggetto è stato ripreso negli anni Novanta per realizzare questo film straordinario. Il film è una fiaba gotica originalissima, macabra ma anche tenera e divertente, una sorta di musical dark con pupazzi animati, dove tutto è pieno di suggestione e poesia a cominciare dal protagonista Jack, epigono di Edward mani di forbice. Caratteristico l'uso del colore in chiave simbolica: la città di Halloween è molto scura, piena di ombre, mentre nella città del Natale i colori sono caldi e il ritmo veloce testimonia la gioia. »

« Il film segna una vera svolta nel cinema di animazione: la sua uscita fa gridare al miracolo per la perfetta interazione fra disegni animati e attori in carne e ossa. La grandezza di quest'opera resta inalterata anche nell'era del digitale e della grafica 3D per merito di una sceneggiatura perfetta e di una straordinaria fantasia visiva. L'intreccio rimanda ai polizieschi anni Quaranta, con il detective duro ma umanissimo, la femme fatale, gli omicidi e lo scenario della metropoli. Su questa base noir si innestano, con effetti esilaranti, gli elementi del cartone animato, con tantissime gag e numerose citazioni. Inoltre fanno un'apparizione praticamente tutti i personaggi storici dell'animazione americana, dai Disney ai Warner, più altre comparse, fino alla fatina Trilli nella scena di chiusura. »

« Sapevate che questo è il primo lungometraggio sonoro realizzato totalmente con disegni animati, e che alla sua uscita si pose come esplicito concorrente dei film con attori in carne e ossa? La storia è arcinota, per cui parliamo dei personaggi, che sono caratterizzati in modo davvero straordinario: Biancaneve è davvero somigliante a una ragazza reale, con espressioni mimiche ancora oggi di grande livello; i sette nani agiscono come un corpo unico e riescono, con le loro gag e le buffe fisionomie, a dare un tocco di ironia alla storia. Il disegno è tondeggiante, tratto che diventerà caratteristico della Disney per lungo tempo. Fondamentale poi lo studio dei colori: il lungo mantello nero della Regina contrasta con le vivaci e calde tonalità dell'abito di Biancaneve. »

« Questo film è decisamente ispirato a "Fantasia" della Disney, ma ha anche tanti punti di originalità che affondano le loro radici nella cultura italiana. La musica e le immagini, come in "Fantasia", procedono in parallelo: i brani musicali vengono illustrati sullo schermo con grande libertà inventiva. Il film alterna sequenze di animazione e brevi scene dal vero, e la vicenda prende avvio all'interno di un teatro, dove i personaggi di un disegnatore si animano per dare vita a sei storie ispirate ad altrettante opere musicali. Filo conduttore delle storie è la critica di costume, un tema caro al regista trattato qui con una vena di ironica follia. »