Tutte le recensioni di M.Rita

« Piacevole racconto con un'ottima interpretazione da parte di un bellissimo Depp e un'affascinante Binoche. Gustose le scene nella cioccolateria e impeccabili i colori che rispecchiano l'evoluzione del racconto. »

« Divertente, scoppiettante film muto del 1928 che valse a Chaplin l'Oscar alla carriera. Tra leoni, equilibristi e struggente amore non corrisposto l'omino Charlot ci fa innamorare, piangere e divertire come nessun altro riesce a fare. Il finale è triste, ma ci fa presagire nuove avventure: la dignitosa e inconfondibile camminata di Charlot verso l'orizzonte non può che promettere qualcosa di poetico e geniale. »

« L'omino Charlot alle prese con il freddo, la neve, l'amore per Giorgia e la febbre dell'oro. Il balletto con i panini, la cena a base di scarpone (di liquirizia, con conseguenze intestinali devastanti poiché la scena è stata ripetuta più volte), il pollo immaginario, la capanna in bilico sul burrone (riprodotta genialmente in miniatura) rimarranno indimenticabilmente impresse nella storia del cinema. Un'altra volta mi ritrovo a scrivere: poesia pura. »

« Il film più dolce, tenero, commovente, umano che io abbia mai visto. Questo è il vero cinema: sentimenti sinceri, sensazioni vere che giungono nel cuore e nell'anima di ogni persona da quasi un secolo, rimanendo sempre nuove. Ogni fotogramma è prezioso, gentile, curato. L'abbraccio di Charlot con il suo piccolo, dopo il rapimento da parte del l'autorità per l'infanzia abbandonata, è un gesto reso in un modo indescrivibilmente vero. Nessuna parola può riuscire a rendere l'arte di questo film: dovrebbe essere incluso nei programmi scolastici delle scuole obbligatorie. »

« "Mi dispiace, ma io non voglio fare l'Imperatore: non è il mio mestiere; non voglio governare né conquistare nessuno. Vorrei aiutare tutti, se possibile: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l'un l'altro. In questo mondo c'è posto per tutti. La natura è ricca, è sufficiente per tutti noi; la vita può essere felice e magnifica, ma noi lo abbiamo dimenticato. L'avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell'odio, ci ha condotti a passo d'oca fra le cose più abbiette. Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell'abbondanza ci ha dato povertà; la scienza ci ha trasformato in cinici; l'avidità ci ha resi duri e cattivi; pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchinari, ci serve umanità; più che abilità, ci serve bontà e gentilezza. Senza queste qualità la vita è violenza e tutto è perduto".
Anno 1940: sarebbero dovute bastare queste parole, pronunciate nel discorso finale del barbiere ebreo, per impedire tutto ciò che è realmente successo nel mondo negli anni successivi. Il primo film sonoro di Charlie Chaplin è un manifesto di idee e arte, con l'inconfondibile divertimento, ma questa volta intriso di rabbia, con la parodia di un momento storico atroce e con i brividi e le lacrime finali. Il dittatore che danza, sulla musica di Wagner, con il mappamondo rimarrà forse l'unico ricordo che può "addolcire" uno dei più grandi orrori dell'umanità. Il film di Chaplin è pura arte: ha fatto, fa e farà commuovere e divertire milioni di persone. »

« Non che m'aspettassi un grande film da Veronesi, ma almeno una visione leggermente più acuta e tagliente sarebbe stata gradita. L'unica scena divertente è nel trailer: il "Sì" della Buy e di Placido alla domanda del figlio "Sei milioni di italiani guardano il Grande Fratello? Siamo tutti dei coglioni?". Commedia noiosa e scialba. »

« Grande lavoro hitchcockiano con una meravigliosa Bergman e un elegante Grant. Generalmente questa pellicola viene ricordata per il bacio più lungo nella storia del cinema (fino a quel momento), ma c'è ben altro: il conflitto tra bene e male, tra amore e dovere, tra morale e immorale, tra singolo e collettività lo rende un dramma psicologico, oltre che sentimentale. Non mancano il MacGuffin e lo spassoso cameo. Non è, a mio parere, uno dei più affascinanti film del Maestro del brivido, ma è sicuramente un ottimo esempio di Cinema. »

« Seppur interessante dal punto di vista del dibattito cinematografico del dopoguerra, soprattutto riguardo al contrasto critica-pubblico, la vicenda strappalacrime e manichea, la realtà "tagliata con l'accetta", la figura di Nazzari e della Sanson non riescono ad incontrare in mio gusto. Matarazzo su "l'Unità" nel 1955 si difendeva dagli attacchi della critica esaltando le sue storie semplici, il sentimentalismo, il fato avverso alla "povera gente" in cui il pubblico oppresso si riconosceva e cercava illusoria evasione in un lieto fine. Comprendo, ma non apprezzo. La critica degli anni '50, con tanti buoni propositi, ha fallito il suo compito: non è riuscita ad alzare il gusto del pubblico al livello del film d'arte. »

« Melodramma politico che narra la vicenda di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, emigrati negli Stati Uniti nei primi anni del Novecento, incarcerati (e poi condannati a morte e uccisi) perché anarchici: accusati di rapina a mano armata ed omicidio, ma evidentemente innocenti, si rendono conto di essere vittime di una rappresaglia politica. Moriranno come eroi, convinti che il loro ideale anarchico non possa morire con i loro corpi. Grande interpretazione di Volontè e Cucciolla, che colpisce soprattutto nella sezione finale del film. Questo è un film che dovrebbe essere riscoperto e rianalizzato alla luce delle vicende italiane contemporanee. »

« La decadenza di Randy "The Ram" Robinson, i problemi di salute, la vecchiaia, la solitudine vengono rappresentati da Aronofsky con tocco originale e particolarmente vivo (e, con mio grande piacere, poco manicheo). Circolare è inevitabilmente la parabola: dal massimo splendore sul ring negli anni '80 fino all'ultimo combattimento, dopo le grandi delusioni e difficoltà della vita. Ottima interpretazione di Rourke, il cui personaggio è ispirato a Hulk Hogan, per la fama, e da Ultimate Warrior, per la vicenda e per l'aspetto. »