Tutte le recensioni di C.Nancy

« La malattia d'Alzheimer si presenta insidiosa nella vita della protagonista Alice, una donna brillante, al culmine della carriera lavorativa, madre meravigliosa di tre giovani adulti e moglie amorevole. Tutto il film descrive le difficoltà quotidiane che Alice incontra a causa della malattia, la compromissione dei processi di memoria, la demenza, il deficit linguistico, gli sbalzi d'umore e i problemi d'orientamento, tutti sintomi che si presentano sempre più di frequente e in maniera sempre più invalidante. Anche le persone a lei vicine non reagiscono tutte allo stesso modo: il problema dell'ereditarietà genetica sarà un duro colpo da incassare. »

« Adoro Massimo Troisi, perché non ha eguali nella sua capacità di raccontare la semplicità e la purezza delle cose. È un personaggio ingenuo, impacciato, imbarazzato, inibito, ma al tempo stesso spensierato e appassionato, buono, curioso, riflessivo, profondo. La comicità che lo contraddistingue è più che altro una filosofia di vita, un modo speciale di affrontare le cose che viene esternato attraverso la mimica e le espressioni. La bellezza dei film di Troisi va cercata nei pensieri dei suoi personaggi, che fanno i conti con una realtà percepita in maniera del tutto originale, e che a volte viene semplificata nel tentativo di renderla più leggera. »

« Il regista e l'attrice principale di questo film hanno saputo regalarci intuizioni filosofiche e filo-artistiche sulla vita, trasportandoci in un mondo originalissimo, che proprio perché è poco scontato porta ad elevare il pensiero e la riflessione. Il dialogo con lo spettatore è sempre aperto, dettaglio che stimola l'immaginazione e il confronto con una realtà stra-ordinaria quale quella di "Il favoloso mondo di Amelie". Un film che oltretutto genera speranza e sollievo, poiché libera la mente da molti vincoli culturali e convenzionali che a volte impediscono alle persone di esprimersi e di agire con spontaneità. »

« "La prima cosa bella" mostra un contrasto di emozioni e descrive gioie e dolori di una mamma e dei suoi due figli. In un vortice di ricordi entrano in gioco sentimenti nostalgici, di tristezza, rimorsi, sensi di colpa ma anche temperamento, coraggio e forza d'animo di una donna che ha vissuto per amore dei suoi figli. Le scene si muovono tra il presente e il passato, facendo riflettere lo spettatore sul fatto che ognuno di noi è, nel profondo, ciò che ha vissuto. Un film che commuove e porta lo spettatore a provare "compassione" intesa come sensazione di pathos, di coinvolgimento emotivo nei confronto dei personaggi della storia. »

« Simpatica e divertente commedia tutta italiana. Protagonista della storia è l'Italia stessa, con le sue tradizioni e culture diverse chilometro dopo chilometro lungo lo stivale. Questo film mette a confronto in modo delicato il nord e il sud del nostro paese, mostrando le diversità negli stili di vita, nel modo di interagire, nei valori, nel linguaggio, nell'umanità delle persone. Lo spettatore riesce facilmente a cogliere l'ironia e la comicità delle scene, e ne trae grande divertimento soprattutto grazie alle impeccabili performance degli attori principali, Siani e Bisio, ma anche a quelle degli attori secondari. Questo è il genere di comicità che a me piace! »

« Trattandosi di una commedia il film suscita simpatia e divertimento, tuttavia non mancano spunti di riflessione su temi attuali come ad esempio quello della famiglia, del ruolo dei genitori, della relazione genitore-bambino, del ruolo dei nonni. La storia si svolge in un contesto ormai lontano dai nostri giorni, dato che il film è del 1989, e questo permette di evidenziare quanto siano cambiati negli anni i valori e le concezioni che ruotano intorno al sistema familiare. La scelta di dare voce ai pensieri del piccolo Miky (doppiato da Paolo Villaggio) permette allo spettatore di assumere un punto di vista diverso attraverso cui interpretare gli eventi. »

« "Il miglio verde" è un film che pesa sull'anima, che riempie il cuore e lo fa sprofondare. Tom Hanks, nei panni dell'agente Paul, regge il centro della trama intorno alla quale ruotano personaggi, storie di vita, valori, sofferenze. L'uomo rappresenta i due lati della medaglia, il bene e il male, la giustizia e l'inesorabile destino segnato dalla pena di morte. Su queste tematiche lo spettatore si interroga, partecipando emotivamente agli accadimenti che vengono presentati durante le tre ore di film. Anche se si tratta di messaggi forti non risulta noioso, né tantomeno troppo lento. Il regista invita a riflettere sul particolare legame che si crea tra il "capo" e il "gigante" prigioniero. »

« Un Oscar tutto italiano dovrebbe senza dubbio essere motivo di orgoglio, ma purtroppo non è questo il caso! Non avendo visto il film al cinema in prima uscita ho aspettato con grande curiosità che lo trasmettessero in tv, dato l'enorme successo di critica e di pubblico e anche l'asfissiante pubblicità. Non mi piaciuto per niente, e sinceramente non sono riuscita a capire l'intenzione del regista. Le scene mi sono sembrate poco realistiche e molto plastiche quasi in tutto il film, soprattutto nella scena iniziale e in quella finale. In particolare ho trovato inappropriata la scelta della scena finale, che non ho affatto compreso. Un film che non vale la pena di vedere. »

« Tim Burton racconta una fiaba, narrandoci scena dopo scena una trama semplice ma straordinariamente fantasiosa. Le personalità e le storie dei bambini ospiti alla fabbrica di cioccolato vengono fuori pian piano, e in realtà la visita alla fabbrica per la maggior parte di loro si rivelerà tutt'altro che una gita di piacere. Ad accoglierli e accompagnarli c'è il signor Willie Wonka, interpretato da Johnny Depp, proprietario della fabbrica, un personaggio bizzarro, unico, "simpatico"... se cosi si può dire! Il genio del regista si vede nella capacità di unire una componente surreale e folle a elementi ingenui e bonari, che suscitano tenerezza. »

« A mio parere il tentativo di unire leggi fisiche e pura fantascienza è troppo esasperato. La legge di Murphy resta una teoria non dimostrata scientificamente, ma in questo film viene rivestita di significati filosofici. Nel corso delle tre lunghe ore di film si passa da una visione realista a una totalmente opposta, talmente eterea che a tratti lo spettatore fa fatica a collegare il senso e a trovare un significato leggibile all'interno della storia. Di conseguenza, dopo il film si aprono dubbi e domande irrisolte su cui è necessario confrontarsi. Consiglio di guardarlo in compagnia, così da poterne parlare dopo averlo visto. »