Inland empire, 18-05-2012, ritenuta utile da 1 utente su 1
« Un giradischi muto. Toni del blu. Un uomo e una donna sono in una stanza da letto: le loro intenzioni sono palesi. Conigli inquietanti che non sembrano curarsi di quello che avviene nelle loro vite.
Se tutto questo sembra troppo frammentario, il resto lo è ancora di più ma bisogna dire che è tenuto assieme da un filo logico onirico-interiore tipico della poetica lynchiana seppur fino a questi meandri il regista non aveva mai osato spingersi. Notiamo subito però che il mondo cupo-fantastico-nonsense è collegato a quello che dovrebbe essere reale, o quantomeno, più normale. E nello specifico le due tipologie cosmiche sono collegate dalla classicissima porta. Sono due mondi che se da un lato si escludono a vicenda, dall'altro sono legati da una catena praticamente indistruttibile. »
« Un film pressocché perfetto, geniale e pungente. Ha dettato canoni tutt'oggi molto seguiti. Una delle migliori regie di Wilder e film della vita per la Swanson. Tutto perfetto a partire dalla sceneggiatura per passare dalla fotografia e senza dimenticare le scenografie che restituiscono una magione-museo degna di nota. »
« Scanzonato e ironico, il film (così come il personaggio) si prende poco sul serio e fa divertire grandi e piccini, cosa oggigiorno sempre più rara. Ritmo indiavolato, personaggi caratterizzati molto bene e fotografia molto pop rendono questo film adatto a tutti coloro i quali vogliano passare un paio d'ore spensierate. »
What's the most you ever lost in a coin toss?, 18-05-2012
« Tecnicamente eccezionale a cominciare da una sceneggiatura serrata e mai banale, dove l'uso della parola non è tristemente relegato ai soliti 4 vocaboli.
La regia regala perle da antologia come quando inquadra Anton sulla veranda della casa della madre di Carla Jean. Non si è sentito nessuno sparo, nessun urlo o nessun tonfo ma lo spettatore è sicuro che l'intento malvagio è andato a buon fine.
Passando alla fotografia è impossibile non rimanere affascinati dall'uso delle macchine da presa che spesso indugiano o si fanno discrete, rendendo alla perfezione il look polveroso del Texas che si affaccia su un nuovo decennio.
Le prove recitative sono perfette, mai sopra le righe e ben raffigurate. Su tutti spicca Bardèm che all'inizio credevo fosse stato doppiato. La sua dizione rasenta la perfezione e solo in determinati frangenti, l'orecchio ben allenato può percepire un filo di accento. »
« Pellicola avvincente e girata magistralmente, ritmo serrato ed interpretazioni eccezionali. E' uno di quei film che non mi stancherei mai di rivedere e soprattutto per il fatto che ad ogni visione si possono notare nuovi e meravigliosi particolari. Imprescindibile il blu ray, così come per tutti i film di Mann. »
Regia di David Lynch - Rai Cinema - 01 Distribution
Se tutto questo sembra troppo frammentario, il resto lo è ancora di più ma bisogna dire che è tenuto assieme da un filo logico onirico-interiore tipico della poetica lynchiana seppur fino a questi meandri il regista non aveva mai osato spingersi. Notiamo subito però che il mondo cupo-fantastico-nonsense è collegato a quello che dovrebbe essere reale, o quantomeno, più normale. E nello specifico le due tipologie cosmiche sono collegate dalla classicissima porta. Sono due mondi che se da un lato si escludono a vicenda, dall'altro sono legati da una catena praticamente indistruttibile. »
Regia di Billy Wilder - Universal Pictures
Regia di Jon Favreau - Universal Pictures
Regia di Ethan Coen, Joel Coen - Universal Pictures
La regia regala perle da antologia come quando inquadra Anton sulla veranda della casa della madre di Carla Jean. Non si è sentito nessuno sparo, nessun urlo o nessun tonfo ma lo spettatore è sicuro che l'intento malvagio è andato a buon fine.
Passando alla fotografia è impossibile non rimanere affascinati dall'uso delle macchine da presa che spesso indugiano o si fanno discrete, rendendo alla perfezione il look polveroso del Texas che si affaccia su un nuovo decennio.
Le prove recitative sono perfette, mai sopra le righe e ben raffigurate. Su tutti spicca Bardèm che all'inizio credevo fosse stato doppiato. La sua dizione rasenta la perfezione e solo in determinati frangenti, l'orecchio ben allenato può percepire un filo di accento. »
Regia di Michael Mann - Universal Pictures