Tutte le recensioni di L.Graziella

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EuropaEuropa
Regia di Lars Von Trier - Minerva Video
  • € 14.90
5trilogia contro trilogia (?), 08-07-2010, ritenuta utile da 1 utente su 1
« Visto EUROPA di Lars Von Trier. Alla luce di EUROPA possiamo capire come si concluderà la trilogia americana. In molti dei film di Trier si ripete il dualismo di bene e male, del resto grottescamente (ridicolmente) esplicitati in conclusione di ogni episodio di KINGDOM. Il male si fa largo nel mondo attraverso il bene (come il dottor Mesmer in EPIDEMIC veicola il contagio, contro la sua stessa fede nella possibilità di debellarlo), e il bene è rappresentato, nel cinema di Trier, da personaggi a loro modo “idioti”, ingenui, idealisti (in particolare nella trilogia europea, ma non è così anche per Grace della trilogia incompleta sull’America?). Il male nel mondo ha la meglio, infine, sul bene che è veicolato dal protagonista; il male nel mondo, il male nella natura (cfr. ANTICHRIST), infine si ricongiunge con sé stesso, col sé stesso che è sigillato nell’intimo del protagonista. In EUROPA, così come in EPIDEMIC, e in tutti i film a seguire, c’è sempre un punto in cui si rompe una barriera, quella barriera che era il bene, e ancora separava il male nella natura dal male nell’uomo. Che non sono due mali, ma uno solo, il solo male: il male nella possibilità, tramite l’uomo, di rivelarsi a se stesso. E l’uomo da solo non basta, è necessario l’inganno del bene. Il bene ha un potere, nel cinema di Trier, almeno autodistruttivo, più spesso distruttivo e basta. Leopold, scoperta la rete di inganni e di soprusi, da parte di tutti, dall’inizio, contro di lui, torna sui suoi passi, ripensa il suo atto di bontà, e decide di ripristinare il corso degli eventi. »
Il CaimanoIl Caimano
Regia di Nanni Moretti - CG Entertainment
  • € 12.99
5Speranze e disillusioni, 07-07-2010
« L'ultimo film di Moretti non è un film su Berlusconi. E' un film sull'Italia, sull'ultima, povera, Italietta. E' un film sugli italiani, su come gli italiani hanno saputo cambiare, e deteriorare se stessi e la qualità della loro vita, tanto privata quanto sociale. E' infine un film sul cinema, sull'amore per il cinema, e sulle difficoltà del cinema. Ma soprattutto, e semplicemente, è un film bello, ben pensato e meglio ancora realizzato. »
Krzistof Kieslowski. Tre colori (Cofanetto 3 dvd)Krzistof Kieslowski. Tre colori (Cofanetto 3 dvd)
Regia di Krzysztof Kieslowski - 20th Century Fox Home Entertainment
  • € 24.99
5L'eleganza di Krzysztof Kieslowski, 07-07-2010, ritenuta utile da 1 utente su 1
« E' il capolavoro di Kieslowski, questa trilogia rosso-bianco-blu. Lavoro completamente europeo dopo la maratona polacca del "decalogo" e la pellicola-cerniera "La doppia vita di Veronica", monumento alla bellezza della giovane Irene Jacob (poi anche nel film rosso).
La trilogia è omogenea pur nella varietà delle vicende. Se blu e rosso vivono della medesima sensibilità, solo si distingue il bianco per un gusto quasi ironico della narrazione, e un intreccio decisamente più complesso.
Juliette Binoche indimenticabile nella sua interpretazione, che le valse il Leone d'Oro a Venezia nel 1993 come migliore attrice. »
AntichristAntichrist
Regia di Lars Von Trier - Medusa Home Entertainment
  • € 9.99
5Si conferma il genio di Von Trier, 07-07-2010, ritenuta utile da 1 utente su 6
« Il film forse più contestato di Von Trier è, lontano dalle reazioni a caldo e dalle polemiche, al vaglio freddo del giudizio, un'ottima prova dell'affermato genio danese. Sul fatto che sia il miglior regista al mondo non c'è dubbio, nemmeno se è lo stesso Trier a sbatterlo in faccia ai giornalisti noiosi. L'interpretazione di Charlotte Gainsbourg è magistrale, l'unico appunto da fare è non al film in sé, ma alla versione italiana: il doppiaggio non restituisce la verità della recitazione, scade talvolta nel forzato per non dire nel patetico. Ma lo spettatore volenteroso potrà fruire della lingua originale in dvd, magari sostenuta dai sottotitoli, che non saranno comunque mai molti, essendo "Antichrist" un film di senso prima che di pensiero. »
MusikantenMusikanten
Regia di Franco Battiato - Sony Pictures Home Entertainment
  • € 12.99
1Passo falso (registico) per Battiato, 07-07-2010
« Dopo la splendida prima prova alla regia di quel "Perduto amor", conteso da un'arcaica Sicilia colma di mistero e dalla bella Milano nel pieno degli anni sessanta, Battiato si perde, letteralmente, in un film inconsistente, grottesco a tratti, e decisamente non riuscito. Non si salvano nemmeno gli attori, in un film che farà bene al cuore dimenticare. »
Lost In Translation. L'amore tradottoLost In Translation. L'amore tradotto
Regia di Sofia Coppola - CG Entertainment
  • € 9.99
5Il miglior film di Sofia Coppola, 07-07-2010
« La neo-laureata in filosofia Charlotte (Scarlett Johansson) vola a Tokio con il suo giovane marito, fotografo affermato. Impegnato lui, giorno dopo giorno, sul set, rimane lei preda della solitudine nella camera d'albergo senza poter dormire. Poco più in là, giusto qualche stanza, la solitudine, uguale e insieme estranea di Bob (Bill Murray), attore di culto ormai dedito con amarezza a recitare per delle pubblicità, come quella che lo vede impegnato a Tokio, a sponsorizzare una marca di Whiskey. I due si incontrano e mettono in circolo le loro solitudini. Senza troppo dire coltivano la verità dell'incontro. Ciò che matura è indefinito, e per questo più reale - oltre l'amore, oltre anche l'amicizia Bob e Charlotte riscoprono la vita che è nelle loro mani, la direzione dell'avvenire che attende lei, il ritorno alla casa e agli affetti che ritorna possibile per lui.
La regia, quella di Sofia Coppola, trova la piena maturità dopo l'esordio di "Virgin Suicides", con un tocco delicato e la sapienza del narrare per immagini là dove la parola non potrebbe che rompere il delicato gioco della finzione. »
Il giardino delle vergini suicideIl giardino delle vergini suicide
Regia di Sofia Coppola - Universal Pictures
  • € 6.99
4Opera prima, ottima prova, 07-07-2010, ritenuta utile da 1 utente su 1
« Opera prima di Sofia Coppola, "The Virgin Suicides" dimostra da subito la grande personalità registica della figlia d'arte, cui si aggiunge un cast impeccabile dove spicca l'eterea Kirsten Dunst. Magnifica anche la colonna sonora degli "Air", duo francese votato all'elettro-pop più ostinato, e a un'elettronica patinata che lascia però spazio, in questa occasione, ad atmosfere decisamente più oscure e ipnotiche del loro fare tipico.
Qualche difetto - se è da trovare - nel finale del film, che pur non essendo prevedibile si rovina in una soluzione precipitosa, rompendo il ritmo di una pellicola che, per il resto, rimane indubbiamente da ricordare. »
La classe. Entre les mursLa classe. Entre les murs
Regia di Laurent Cantet - CG Entertainment
  • € 12.99
5Platone è ancora possibile?, 06-07-2010, ritenuta utile da 1 utente su 2
« Qualche sera fa ho visto con piacere il film di Laurent Cantet, "La classe" [Entre les murs]. Ne sono uscito con grande soddisfazione, perché la pellicola ha valore, e ha evidentemente meritato la palma d’oro a Cannes. Le due ore abbondanti di durata non pesano certo sullo spettatore, vuoi per lo stile documentaristico, vuoi perché i protagonisti – i ragazzi difficili di un college unique della periferia parigina e il loro professore di lettere – sanno da subito emozionare, creando quell’istantaneo senso d’affetto che solo il racconto riesce a dare così, appunto, istantaneamente. Basta una descrizione ficcante, o nel caso del cinema un rapido gesto del sopraciglio, un cenno del capo. Comunque. Oltre la soddisfazione è stato inevitabile provare un senso profondo di amarezza e, perché no, una perdita temporanea della speranza. La classe di questa scuola media, così ben restituita dagli attori e dal loro regista, conferma i racconti dei miei giovani colleghi ora professori, le loro paure, il loro scoramento. Le classi sono ingestibili, dicono loro, senza controllo, e i ragazzi sono del tutto spregiudicati, insolenti. Non c’è attenzione, e manca non solo il rispetto, ma la vera e propria percezione dell’autorità, dell’alterità tra l’io studente e il Lei professore. Così decade la dialettica maestro-allievo, l’aula è una bolgia e la classe lo spazio – vitale – su cui far valere la propria rabbia, niente più. Non c’è una spinta alla comprensione, delle materie scolastiche come dell’altro, della persona che ci sta di fronte di volta in volta, non c’è la valorizzazione dei limiti che sono le regole della convivenza. È ovvio quanto questo sia un discorso generalista, e dunque riduttivo, banale. Eppure credo fotografi con una certa giustificata pretesa di verità la realtà della scuola, e non solo quella italiana, evidentemente.
Non saprei che altro dire, se non che alla fine del film l’animo si rialza per un attimo, perché c’è un bellissimo dialogo tra il professore di lettere e una sua studentessa. «Cosa avete imparato in quest’anno scolastico appena trascorso?». Questa è la domanda che il maestro rivolge alla classe. Chi ha conosciuto la tratta degli schiavi neri africani durante l’ora di storia, chi ha imparato rudimenti di chimica, chi nulla, come sostiene la studentessa cui accennavo poco più sopra. I libri che il professore di lettere propone sono terribili, «brutti». Ma tra le sue letture personali – contro l’opinione del docente, che in un colloquio col collega di storia dichiarava troppo impegnativo il "Candide" di Voltaire – salta fuori d’un tratto "La repubblica" di Platone. C’è quel tale, fa la ragazza, che si aggira tra la gente e continua a fare domande a tutti su tutto, su tutto, sull’amore la religione su dio sulla gente su tutto, e tutti getta nell’incertezza; è grandioso. «È bellissimo che tu l’abbia letto», le dice il professore. «Sì lo so, non è un libro da sgallettata, eh!?». »
CrashCrash
Regia di David Cronenberg - Terminal Video
  • € 8.90
3Cronenberg e la noia, 06-07-2010
« Non mi pare che i personaggi di "Crash" (film di David Cronenberg tratto dal romanzo di J. G. Ballard) siano poi così affetti da noia come vuol darla a bere lo Svendsen del famoso Filosofia della noia (Guanda 2004). Ballard, il protagonista omonimo, è un regista; nelle prime scene del film è vittima di un grave incidente d’auto, ne è vittima perché la guida non lo occupa abbastanza da non poter cedere alla voglia di scartabellare una manciata confusa di fogli, leggerli, raccoglierli quando cadono sul tappetino della postazione del passeggero. Già tutto questo occupare tempo farebbe passare ogni dubbio riguardo una probabile sua noia. La moglie, o compagna che sia, sembra perennemente appisolata; parla a chiunque guardando l’orizzonte con la voce di chi si è appena svegliato. Anche lei, più che annoiata, pare solo spogliata d’ogni, come dicono i ggiovani d’oggi, “voglia di vivere”. Loro, insieme al compare Vaughan & company (la compagna sua e l’amica dottoressa, tra l’altro coinvolta nel primo incidente di Ballard) non fanno altro che causarsi a vicenda incidenti d’auto e scopare come ricci. A questo punto è utile un riassunto del film, che ho forse finora reso poco comprensibile ai lettori:

James Ballard, regista, erotomane e scambista, va a schiantarsi colla sua macchina. In breve guarisce, e comincia a cercare di proposito altri schianti in auto, per dare nuova linfa a un desiderio e un'emozione ormai avvizzite. Coinvolge in ciò la sua compagna (la sbadigliona di cui sopra), la donna rimasta vedova in seguito all'incidente da cui prende piede la vicenda (la donna diventa sua concubina) e Vaughan, personaggio più raro che prezioso, il quale ama ricreare i crash-car dei vips e divi dello spettacolo.
Tutti i personaggi paiono estremamente, anche se lentamente, occupati. Chi a sodomizzare il prossimo, chi a gettarsi in inediti rapporti omosessuali, chi a pigliar per il culo commessi di concessionarie d’auto (strappando con una protesi di metallo applicata alle gambe ferite in un recente incidente i sedili in pelle di una mercedes, o giù di lì). Nessuno pare che si annoi, che sia spinto dalla noia ad atti spregiudicati. Ognuno seglie un ben determinato percorso, continua a svolgere peraltro il proprio lavoro (che dunque non si può pensare annoiasse), si dedica freneticamente all’arte della masturbazione reciproca, e nelle situazioni più grottesche: davanti allo sportello della reception di uno sfasciacarrozze, nell’autorivendita di cui sopra, nel salotto di un conoscente guardando in tv delle videocassette di car-test, ecc.
L'unico personaggio che pare davvero annoiarsi è la moglie sbadigliona di Ballard, per cui viene da chiedersi: ma insomma, che film deve aver mai visto Lars Fr. H. Svendsen? »
JunoJuno
Regia di Jason Reitman - Warner Home Video
  • € 9.99
5Adolescenti tra dolcezza e maturità., 06-07-2010
« Mi è capitato l’altro giorno di vedere un film american-canadese, “indipendente”, uscito da una casa di produzione per filmoni hollywoodiani ma con un basso investimento, del tipo: si sa che questi giovani registi – con sceneggiatori esordienti – sono in gamba, ma fidarsi è bene, non fidarsi è… “Juno” (questo il nome del film) parla di Juno, sedicenne vispa e carina, e un po’ scema secondo la matrigna cinica e amorevole, soprattutto dopo che rimane in cinta perdendo la verginità col suo compagno di scuola (ma futuro amore per la vita) Paulie. Paulie compare da subito nella vicenda, annunciato da uno sciame di ragazzini corridori monocromatici, sciame che accompagna tutto il film, specie in frangenti pregni di significato, come fossero uccelli migratori che segnano il tempo. Tornando alla ragazza: decide di non abortire, non tanto perché nell’ambulatorio dove subito corre c’è “puzza di dentista”, e nemmeno perché – secondo la sua compagna di scuola antiabortista – il feto potrebbe già “avere le unghie”, ma perché è tutto sommato una ragazza che sa prendere sulle sue spalle una responsabilità. Così porta avanti la gravidanza trovando una coppia, grazie a un annuncio sul giornale scovato con la sua amica del cuore (un po’ sciamannata a dirla tutta, ma molto affettuosa), una coppia dicevo, che non può avere figli e dunque è felicissima (lei più di lui) di prendere in adozione il pargolo in arrivo, o “fagiolo”, o “pesciolino”, o chi si ricorda come altro lo chiama Juno. In breve accade che la coppia in procinto di adottare si spacca, perché lui è un tizio immaturo, a detta della moglie precisina epperò piena di buoni sentimenti, un tizio immaturo perché sogna di diventare una rockstar a livello dei Sonic Youth, suo gruppo preferito, ma che si guadagna da vivere componendo jingles musicali per delle pubblicità. Lui cerca anche di infondere in Juno il culto dei Sonic Youth, proponendole da subito una cover dei Carpenters, ma lei in uno sbotto di rabbia (quando viene a sapere del divorzio imminente) gli dice che le fanno schifo, ché sono solo rumore. Questo per dire che tra i due, complice lei, la piccola Juno, nasce una bella amicizia, che però fa molto pensare anche all’innamoramento da parte di lui, forse un po’ pedofilo secondo qualche malpensante, ma ai fatti solo nostalgico della vita da adolescente che va a scuola e alla sera corre a vedere i Melvins che per caso passavano di lì in città. Anche questo impensabile rapporto tra il quasi padre adottivo e la quasi ragazza madre contribuisce tutto sommato alla spaccatura del matrimonio, forse anche solo perché va ad allargare quella falla interiore nell’uomo, che è sempre stato diviso tra una vita di coppia, lavoro moglie e figli (seppure adottati), una vita convenzionale insomma, per lui (ci scommetto), e una vita anticonformista, votata all’eccesso e alle turné in Giappone col suo gruppo post noise indie rock.
In fin della fiera Juno partorisce, e con un biglietto dolcissimo comunica alla aspirante mamma adottiva che se lei vuole il figlio, lei glielo affida comunque, anche senza un supporto maschile. E così accade. La fine del matrimonio dà comunque i suoi frutti, perché Juno, disperata per la crisi che si consuma, e preoccupata un po’ per le sorti del figlio, un po’ per quelle dell’umanità (può esistere un amore duraturo? chiede al padre la sera in cui viene a conoscenza della notiziona), capisce che il legame che la stringe(va) a Paulie, l’amico ingallatore e mangiatore di tic tac all’arancia (che tra parentesi piacciono da sempre molto anche a me, e le comprerò dunque al più presto), è un legame fortissimo, e soprattutto speciale. Corre da lui e gli dice che è innamorata, di lui, e che le dispiace se ha fatto la stronza, e che lui è la persona migliore che abbia mai incontrato eccetera, al che lui si dice d’accordo e le chiede se si può pomiciare. I due si baciano e consacrano un amore proprio dolce, romantico ma non retorico, tra adolescenti inspiegabilmente maturi dentro un corpo e un linguaggio da far accapponare la pelle (eppure poetico, poetico davvero, come lo intende Salinger insomma, e a Salinger fa pensare molto “Juno”).
Così l’happy end del film, con il bambino in braccio alla donna divorziata, e Juno finalmente sgravata e innamorata dell’altrettanto innamorato Paulie. Insieme suonano e intonano, concludendo la pellicola, una canzone evidentemente scritta da lui – stavano già, insieme, da prima della gravidanza in una band –, fuori da casa sua, dove lei è accorsa la mattina con una bella bicicletta e una chitarra a tracolla, baciandolo anche, infine. »
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