Un classico della fantascienza made in UK, 11-03-2016
« Ho adorato il libro da cui è tratto questo film, che ho visto diverse volte, ma è sempre un piacere farsi due risate con il genio di Douglas Adams messo su schermo ed è un titolo che non poteva mancare nella mia collezione di dvd. Humour tipicamente britannico in una storia tendente al nonsene tutto in salsa sci-fi: che cosa si può chiedere di più? Martin Freeman nei panni di Arthur Dent poi è la ciliegina sulla torta, davvero una visione divertentissima consigliata a tutti! »
« Nonostante il film si presenti come un buon prodotto complessivamente, e certamente sarà stato apprezzato da parecchi, personalmente non posso dirmi pienamente soddisfatta dal risultato. Per quanto mi riguarda la trilogia dei Pirati dei Caraibi poteva essersi tranquillamente conclusa con il capitolo "Ai confini del mondo", in cui un finale inaspettato, che strappa anche una lacrimuccia, dava sì l'idea di lasciare aperto uno spiraglio per una nuova storia (vediamo già la mappa che conduce alla fonte della giovinezza, che sarà al centro delle scorribande di questo sequel) ma trovo che il desiderio smanioso di aprire una nuova saga abbia finito col rendere questo film inferiore rispetto ai precedenti sotto diversi punti di vista. Nonostante personalmente non ami moltissimo Keira Knightley ammetto di aver apprezzato molto più lei nei panni di una piratessa rispetto al personaggio femminile di questa nuova pellicola, Penelope Cruz. Ho trovato poi abbastanza scontata la trama e molto scialbi i dialoghi, con in più scene che avrei tagliato di netto perché non aggiungono niente di essenziale all'evolversi della trama (mi viene in mente una su tutte quella in cui Jack non sa decidersi a saltare giù da una rupe) ma sembrano scritte apposta per "allungare il brodo" e dare immenso spazio a quel Capitan Jack Sparrow che ci ha tutti incantati grazie alla brillante interpretazione di Johnny Depp e alla strabiliante caratterizzazione che ha saputo dare a questo personaggio. Jack Sparrow ha sempre avuto lati alquanto comici nella sua personalità, nel suo modo di esprimersi e nella gestualità, ma qui devo dire che la prima impressione che ho avuto è stato di un riprendere le "vecchie glorie" e rimetterle in pista così come le conosciamo, esaltandone cioè i lati che più degli altri avevano solleticato l'immaginario collettivo senza aggiungere nient'altro. Insomma, l'idea totale che mi è stata trasmessa da questo film è stato un collage di cose già viste condite per bene da varie scene d'azione (le fughe, gli inseguimenti rocamboleschi, i duelli ecc. Sicuramente ben fatte, buoni effetti speciali, ma tutto questo va a scapito del resto: sembra essere stato fatto un lavoro meticoloso sulla parte avventurosa della pellicola tralasciando poi il contorno, che infatti alla fine dimostra debolezza e finisce col penalizzare il risultato finale nella sua totalità) .
Questa ovviamente solo un'opinione personale, data però da una persona che si era molto appassionata alla storia di Jack, della Perla Nera e di tutta la ciurma, ai loro piani complicati e agli imbrogli per ottenere ognuno il proprio tornaconto, e che è rimasta in parte delusa dall'attesissimo ritorno sul grande schermo, che tanto prometteva, del suo pirata preferito. »
« Tratto dal romanzo di Anthony Burgess, quello che viene comunemente definito il capolavoro di Stanley Kubrick è senz'altro una pietra miliare del cinema del Novecento, uno di quei film che entrano a far parte della cultura popolare e la riempiono di immagini e citazioni. Arancia Meccanica si presenta come un pugno nello stomaco alla morale e al perbenismo con il suo mostrare crudamente il divertimento provato da un gruppo di ragazzi nel praticare la loro amata ultraviolenza in maniera gratuita sugli altri: pestaggi, violenze sessuali, infine un'accusa di omicidio e il giovane Alex finisce in prigione, poi a fare la cavia all'interno di un programma di "riabilitazione". Qui la violenza passa su un altro piano, quello psicologico, più sottile ma senz'altro altrettanto efficace e pericolosa.
Sicuramente ci sono scene che possono impressionare, altre che possono disgustare, ad ogni modo non si può liquidare Arancia Meccanica come "un film violento non adatto ai meno sensibili" perché, al di là di una storia forte sotto diversi punti di vista, quella di Kubrick è un'analisi (anche molto attuale) della società in cui viviamo ma non con l'intento, spesso erroneamente affibbiato alla sua opera, di esaltarne la violenza, l'uso della donna come oggetto ecc, bensì di condannare tutto ciò, ma con un tocco kubrickiano: tutto questo ci viene presentato nelle sue manifestazioni più estreme, per colpire lo spettatore nel profondo.
Questo film può essere letto su molti livelli (molti saggi sono stati dedicati proprio alle diverse letture di ciascun piano in cui è possibile suddividerlo): gli ambienti in cui si sviluppa l'azione, le suggestioni date da particolari visivi e quel giocare con i contrasti attraverso le musiche e i colori, la purezza contraffatta e resa perversione e degenerazione. Non si può riassumere tutto di Arancia Meccanica in poche righe: va visto e poi discusso, trovando sempre nuove basi su cui sviluppare diverse argomentazioni. »
Un film diverso dagli altri di questo genere..., 20-08-2011
« Qui i protagonisti non sono i soliti ragazzi talentuosi in cerca di successo ma ballerini già affermati che, dopo 7 anni di stop, vengono richiamati dalla loro vecchia compagnia per realizzare uno spettacolo in memoria di Alex, il direttore artistico della compagnia appena scomparso. Travis (Patrick Swayze) , Chrissa (Lisa Niemi) e Max (George De La Pena) tornano per dare il loro contributo, reinterpretando la coreografia che Alex aveva creato per loro ma che, per diversi problemi, non era mai stata messa in scena. I tre avevano infatti abbandonato la danza per motivi diversi e, dopo un'iniziale titubanza (che scopriremo man mano essere legata in particolare al risentimento da parte loro nei confronti di Alex) , decidono di rimettersi al lavoro, per darsi quest'ultima possibilità di riscatto.
Durante le prove, com'è immaginabile, risorgeranno risentimenti e problemi irrisolti, tutto concorrerà a mettere a rischio la messa in scena finale: l'egocentrismo di Travis, divorato dal dubbio di come la sua carriera avrebbe potuto decollare se non avesse smesso quando era all'apice della sua forma; la problematica Chrissa, che nutre ricordi dolorosi del periodo di lavoro con Alex e soffre per aver dovuto tradire se stessa e le sue ambizioni iniziali come ballerina per andare incontro a ciò che la compagnia pretendeva da lei; Max che da iniziale motivatore si rivelerà il più insicuro dei tre, convinto di non essere all'altezza del compito e forse di non esserlo mai stato, di non essere in grado di realizzare niente di davvero grande con la sua passione per il ballo.
Ma tutti i dolori e i dissapori dovranno essere accantonati per poter riscoprire il loro dono, per poter mettere di nuovo il cuore in quello che fanno e tornare a ballare come e meglio dei loro tempi migliori.
Una storia appassionante attorno a cui ruotano messe in scena meravigliose, con ballerini davvero capaci e coreografie meravigliose. Un'occasione per rivedere Patrick Swayze tornare al suo elemento originario, in uno dei suoi film forse meno conosciuti e uno degli ultimi in cui lo vediamo ballare (se non si conta il suo cameo, l'anno successivo, in "Dirty Dancing 2"). Diretto e interpretato con lui anche da sua moglie, stupenda da sola ma semplicemente da lasciare senza fiato nelle scene insieme: un feeling così naturale nei passi a due da catturare lo spettatore, regalando emozioni palpabili. Da non perdere. »
buona trama, coreografie stupende e...Baryshnikov!, 16-10-2010, ritenuta utile da 1 utente su 1
« Dopo un preludio mozzafiato, in cui vediamo la messa in scena di “Le jeune homme et la mort” con un Baryshnikov (Nikolaj, nel film) intenso e combattuto, dai movimenti perfetti e calibrati, nella sua interpretazione dell’uomo che lotta contro se stesso e il suo istinto che lo spinge al suicidio (colpisce come sempre la grazia equilibrata alla forza della sua danza, che lascia senza fiato anche dopo averlo rivisto esibirsi per decine di volte), assistiamo al guasto dell’aereo che sta trasportando il ballerino a Tokyo e all’atterraggio di fortuna in una base militare sovietica. Scopriamo, dal suo orrore alla notizia, che egli è un ex-cittadino russo, con precedenti penali nel suo Paese che l’hanno costretto a fuggire negli Stati Uniti, dove si è costruito un notevole successo nel mondo della danza. Chiaramente il ritorno in patria lo mette in pericolo e le autorità sovietiche, riconosciutolo, decidono di trattenerlo. Verrà affidato a Raymond Greenwood (Hines) e a sua moglie Darja (Isabella Rossellini), che avranno il compito di “rieducarlo” e spingerlo ad accettare di tornare a danzare nel e PER il suo Paese. Ray è un ballerino di tip-tap afroamericano, con visioni diametralmente opposte a quelle di Nikolaj sulla vita negli USA e su quell’American dream che il secondo tanto acclama e auspica a recuperare. Dopo un iniziale scontro ideologico, i due finiscono per provare analoghi risentimenti nei confronti del clima repressivo sovietico, e si impegneranno insieme a portare avanti una messa in scena che faccia da copertura al loro reale piano di fuga, attraverso un contatto all’ambasciata americana a San Pietroburgo (al secolo Leningrado). Proprio qui, in questa meravigliosa città di cui il film ci mostra scorci suggestivi (tra i quali l’esterno del mitico teatro Mariinskij, ex Kirov), si svolge gran parte dell’azione centrale, le prove di danza del ballerino classico, “affidato” a Ray per recuperare la piena forma prima del tanto atteso inizio della stagione teatrale. I due protagonisti ci offrono sensazionali esibizioni di tip-tap (eccezionale Hines nei suoi assoli, assolutamente fantastici insieme nel duetto), ma anche prove di abilità fuori dal comune (come non menzionare le 11 pirouettes di Baryshnikov?!). Quasi straziante il rapporto di Nikolaj con il teatro Kirov: un posto a cui sa di appartenere ma che non potrà mai essere casa sua, eloquente verso la fine il suo non riuscire a ballare con l’anima su quel palco in cui la danza non è vita ma solo un ulteriore strumento per esercitare un controllo repressivo sulla popolazione, eloquenti le sue lacrime prima di scappare, quando lancia un ultimo sguardo a quello che si sta lasciando dietro per poi spegnere definitivamente le luci della platea e andare avanti…semplicemente da pelle d'oca sulle note di “Fastidious Horses" di Vysotsky, in cui come il cantante vuole urlare le sue emozioni senza costrizioni imposte dall’esterno, e lo fa con i suoi movimenti decisi e intrisi di ribellione, rompendo i canoni con il balletto classico in maniera così forte tanto più perché fatto in quello che può considerarsi il tempio sacro della Danza (quella con la D maiuscola).
br /E poi, a fine film, il sole che finalmente cala anche sulla terra delle notti bianche, regalandoci un’atmosfera più cupa…e un finale del tutto inaspettato.
br /Un film che ricordo sempre con immenso piacere ed emozione, con coreografie tra le più significative che il cinema di genere ci abbia mai offerto, interpreti eccellenti e con la giusta dose di tensione e intrigo politico per renderlo un film coinvolgente agli occhi del grande pubblico, ma assolutamente imperdibile per gli amanti della sesta arte! »
ottimi effetti speciali ma trama scontata, 04-09-2010
« Non posso far altro che aggregarmi al coro di quelli che definiscono Avatar un film forse rivoluzionario dal punto di vista della grafica, primo in assoluto a portare nelle sale cinematografiche la nuova tecnologia del 3D, ma alquanto scontato se si guarda solo alla storia in sè. L'intreccio e i dialoghi, in effetti, sono decisamente prevedibili, così come il finale si riesce a intuire già qualche decina di minuti prima. Rivediamo il tema della civilizzazione forzata di un popolo all'apparenza "primitiva" (più volte sfruttato a Hollywood, solo stavolta ambientato in un altro pianeta: la popolazione da conquistare sono i pacifici abitanti di Pandora e i terrestri fanno la parte degli egoisti e avidi conquistatori). Ammetto di aver trovato troppo insistente il desiderio di "redenzione" espresso da questa come da molte altre pellicole simili per trama: quasi un cercare, attraverso il coragioso protagonista che si schiera a favore della popolazione autoctona, di cancellare il passato di conquistatori e sterminatori e, in qualche modo, di redimersi dalle colpe di cui i primi coloni alla conquista della frontiera si sono macchiati.
Niente da dire sugli effetti speciali: certamente il 3D è solo agli inizi e credo possa ancora ambire ad un ampio margine di miglioramento, ma qui ci sono particolari, come le pietre che schizzano dalla terra quando i personaggi corrono o gli insetti che sembrano svolazzarti davanti alla faccia, che da soli rendono la scena così realistica da sentirti, per quelle 3 ore, completamente immerso nella natura incontaminata di Pandora. Ad aggiungersi a queste ambientazioni favolose intervengono anche le accurate presentazioni di animali e piante che vivono sul pianeta, spiegazioni delle tradizioni dei Na'vi e del loro culto religioso: tutto questo va a sommarsi per dare ancora più veridicità a un mondo meraviglioso, ricco di colori e che aiuta a riscoprire le bellezze di una natura che spesso l'uomo tende a fare nemica anzichè alleata. Tutto su Pandora è diverso ma in qualche modo richiama un suo corrispettivo terrestre.
Ma purtroppo, come anticipato all'inizio, al di là dell'innegabile merito che va al regista per l'opera colossale realizzata, per l'aver perseguito uno scopo così nobile come il richiamare l'attenzione su argomenti attuali come l'ecosistema globale a rischio o passati come l'oppressione di una popolazione che si percepisce come più debole, non posso dire che della trama in sè ci siano stati numerosi momenti che mi hanno lasciata un ricordo marcato per la loro profondità.
E' però, nel complesso, una visione piacevole e, nonostante la durata, non pesante da seguire. »
per gli amanti del genere, un film da scoprire!, 25-08-2010, ritenuta utile da 2 utenti su 2
« Film molto meno conosciuto rispetto a molti altri sempre incentrati su vicende di ballerini allievi in una prestigiosa accademia di danza (in questo caso l'American Ballet), ma a mio parere altrettanto meritevole! Come altre pellicole dello stesso genere il film tende a focalizzarsi su ansie, paranoie, successi e insuccessi, gioie e dolori di un gruppo di aspiranti ballerini dell'American Ballet Company: la trama segue un intero anno nella scuola, dall'ingresso tramite severe audizioni allo spettacolo finale, nel quale le migliori accademie del Paese sceglieranno le loro nuove "reclute". Assistiamo alle prime difficoltà della protagonista Jodie (che a dispetto dell'enorme passione per la danza dovrà affrontare i pregiudizi dei suoi insegnanti, concentrati solo sui difetti del suo fisico), all'indisposizione volontaria di Maureen, la migliore allieva della scuola (inizialmente ossessionata solo dal suo peso e concentrata solo sulle lezioni, incapace di avere una vita lontana dalla sbarra, fino a capire che forse, nonostante le sue doti, non è la danza la strada per la sua felicità), alla ribelle Eva -la stessa Zoë Saldaña di "Avatar"- talentuosa ma dal carattere impossibile e spesso in conflitto con gli insegnanti... Il desiderio comune di dare il massimo e dimostrare a se stessi di valere, a volte accompagnato da una voglia contraria di evadere da quella rigidità propria dell'accademia (vedremo la protagonista partecipare a una lezione di danza moderna in un’altra scuola, durante la quale scocca finalmente la scintilla con quel Cooper Nielson, coreografo e ballerino di fama internazionale, con il quale si instaurerà una storia).
Dal punto di vista tecnico niente da reclamare: viene dato abbastanza spazio alla parte pratica, thumbs up per tutte le coreografie. La scelta dei brani della colonna sonora è a mio parere ottima e, sebbene il finale sia alquanto scontato, vale la pena gustarsi questo film anche solo per le singole esibizioni: quelle su celebri pezzi di repertorio classico quanto quelle originali, in cui si ammira un'eccellente mescolanza di generi e una verve più modern. Infatti, voto 10 al saggio finale! »
Regia di Garth Jennings - Videosystem
Regia di Rob Marshall - Walt Disney Studios Home Entertainment
Questa ovviamente solo un'opinione personale, data però da una persona che si era molto appassionata alla storia di Jack, della Perla Nera e di tutta la ciurma, ai loro piani complicati e agli imbrogli per ottenere ognuno il proprio tornaconto, e che è rimasta in parte delusa dall'attesissimo ritorno sul grande schermo, che tanto prometteva, del suo pirata preferito. »
Regia di Stanley Kubrick - Warner Home Video
Sicuramente ci sono scene che possono impressionare, altre che possono disgustare, ad ogni modo non si può liquidare Arancia Meccanica come "un film violento non adatto ai meno sensibili" perché, al di là di una storia forte sotto diversi punti di vista, quella di Kubrick è un'analisi (anche molto attuale) della società in cui viviamo ma non con l'intento, spesso erroneamente affibbiato alla sua opera, di esaltarne la violenza, l'uso della donna come oggetto ecc, bensì di condannare tutto ciò, ma con un tocco kubrickiano: tutto questo ci viene presentato nelle sue manifestazioni più estreme, per colpire lo spettatore nel profondo.
Questo film può essere letto su molti livelli (molti saggi sono stati dedicati proprio alle diverse letture di ciascun piano in cui è possibile suddividerlo): gli ambienti in cui si sviluppa l'azione, le suggestioni date da particolari visivi e quel giocare con i contrasti attraverso le musiche e i colori, la purezza contraffatta e resa perversione e degenerazione. Non si può riassumere tutto di Arancia Meccanica in poche righe: va visto e poi discusso, trovando sempre nuove basi su cui sviluppare diverse argomentazioni. »
Regia di Lisa Niemi - Eagle Pictures
Durante le prove, com'è immaginabile, risorgeranno risentimenti e problemi irrisolti, tutto concorrerà a mettere a rischio la messa in scena finale: l'egocentrismo di Travis, divorato dal dubbio di come la sua carriera avrebbe potuto decollare se non avesse smesso quando era all'apice della sua forma; la problematica Chrissa, che nutre ricordi dolorosi del periodo di lavoro con Alex e soffre per aver dovuto tradire se stessa e le sue ambizioni iniziali come ballerina per andare incontro a ciò che la compagnia pretendeva da lei; Max che da iniziale motivatore si rivelerà il più insicuro dei tre, convinto di non essere all'altezza del compito e forse di non esserlo mai stato, di non essere in grado di realizzare niente di davvero grande con la sua passione per il ballo.
Ma tutti i dolori e i dissapori dovranno essere accantonati per poter riscoprire il loro dono, per poter mettere di nuovo il cuore in quello che fanno e tornare a ballare come e meglio dei loro tempi migliori.
Una storia appassionante attorno a cui ruotano messe in scena meravigliose, con ballerini davvero capaci e coreografie meravigliose. Un'occasione per rivedere Patrick Swayze tornare al suo elemento originario, in uno dei suoi film forse meno conosciuti e uno degli ultimi in cui lo vediamo ballare (se non si conta il suo cameo, l'anno successivo, in "Dirty Dancing 2"). Diretto e interpretato con lui anche da sua moglie, stupenda da sola ma semplicemente da lasciare senza fiato nelle scene insieme: un feeling così naturale nei passi a due da catturare lo spettatore, regalando emozioni palpabili. Da non perdere. »
Regia di Taylor Hackford - Universal Pictures
br /E poi, a fine film, il sole che finalmente cala anche sulla terra delle notti bianche, regalandoci un’atmosfera più cupa…e un finale del tutto inaspettato.
br /Un film che ricordo sempre con immenso piacere ed emozione, con coreografie tra le più significative che il cinema di genere ci abbia mai offerto, interpreti eccellenti e con la giusta dose di tensione e intrigo politico per renderlo un film coinvolgente agli occhi del grande pubblico, ma assolutamente imperdibile per gli amanti della sesta arte! »
Regia di James Cameron - Warner Home Video
Niente da dire sugli effetti speciali: certamente il 3D è solo agli inizi e credo possa ancora ambire ad un ampio margine di miglioramento, ma qui ci sono particolari, come le pietre che schizzano dalla terra quando i personaggi corrono o gli insetti che sembrano svolazzarti davanti alla faccia, che da soli rendono la scena così realistica da sentirti, per quelle 3 ore, completamente immerso nella natura incontaminata di Pandora. Ad aggiungersi a queste ambientazioni favolose intervengono anche le accurate presentazioni di animali e piante che vivono sul pianeta, spiegazioni delle tradizioni dei Na'vi e del loro culto religioso: tutto questo va a sommarsi per dare ancora più veridicità a un mondo meraviglioso, ricco di colori e che aiuta a riscoprire le bellezze di una natura che spesso l'uomo tende a fare nemica anzichè alleata. Tutto su Pandora è diverso ma in qualche modo richiama un suo corrispettivo terrestre.
Ma purtroppo, come anticipato all'inizio, al di là dell'innegabile merito che va al regista per l'opera colossale realizzata, per l'aver perseguito uno scopo così nobile come il richiamare l'attenzione su argomenti attuali come l'ecosistema globale a rischio o passati come l'oppressione di una popolazione che si percepisce come più debole, non posso dire che della trama in sè ci siano stati numerosi momenti che mi hanno lasciata un ricordo marcato per la loro profondità.
E' però, nel complesso, una visione piacevole e, nonostante la durata, non pesante da seguire. »
Regia di Nicholas Hytner - Sony Pictures Home Entertainment
Dal punto di vista tecnico niente da reclamare: viene dato abbastanza spazio alla parte pratica, thumbs up per tutte le coreografie. La scelta dei brani della colonna sonora è a mio parere ottima e, sebbene il finale sia alquanto scontato, vale la pena gustarsi questo film anche solo per le singole esibizioni: quelle su celebri pezzi di repertorio classico quanto quelle originali, in cui si ammira un'eccellente mescolanza di generi e una verve più modern. Infatti, voto 10 al saggio finale! »