Tutte le recensioni di P.Giorgio

« Siamo proprio nel far-west, almeno come scenografia, con questo Smith perfettamente calato nel ruolo. Di selvaggio c'è ben poco; piuttosto, raffinate invenzioni tecnologiche, improbabili ma perfettamente inserite nel contesto della trama, che rimane avvincente per lo spettatore anche se le tematiche esulano dal "classico" west.
Benvenuta novità! »

« Zalone è una grande rivelazione della comicità italiana; comicità pulita, sana, di bravura. Non per niente l'artista si destreggia egregiamente con la voce ed al pianoforte, oltre che che con la satira e l'ironia. Tuttavia, proprio per la schiettezza della sua comicità, la drammaturgia necessaria a "tenere" lo spettatore per tutta la durata di un film, latita. In ogni caso Zalone è un grande, ma personalmente preferirei vedere un suo show, piuttosto che un suo film. »

« Non c'è che da ringraziare il compianto Stanley Kubrick per aver donato all'umanità questa riflessione filosofica sul senso della vita. Impareggiabile la scelta di non dare risposte, ma nemmeno negarle: lo spettatore potrà cogliere, personalmente ed in maniera univoca, un particolare risvolto della speculazione filosofica suggerita dall'immenso regista, certo di aver colto, pur nel suo piccolo, qualcosa di grandioso, qualcosa di bellissimo. E la cosa vale distintamente per ogni spettatore. Sembra quasi di trovarsi di fronte ad uno di quei capolavori del Tiepolo, che affrescati su sfarzose ville venete, ammiccano dalle volte, dando l'impressione di seguirti con lo sguardo in qualunque direzione tu vada.
Anche con l'odissea di Kubrick avremo sempre un tutore lungo tutto il film, ed anche oltre.
Tra i tanti risvolti elevati, una chicca "commerciale": chissà se il tutore non sia l'IBM?
In fondo si tratta sempre di un'azienda le cui iniziali ricalcano ESATTAMENTE la sigla del computer del film - HAL 9000 - semplicemente andando una lettera più avanti rispetto all'alfabeto.
In pratica: H1I; A1B; L1M. Quindi il caro HAL richiama l'onnipresente IBM... »

« Diciamocelo: viviamo un momento storico in cui la magia sta riguadagnando il terreno perduto nel corso dell'ultimo secolo. La cosa è particolarmente grave visto che la scienza non è restata con le mani in mano, spiegandoci quasi ogni strano fenomeno in termini razionali. Ma l'uomo, nella sua inconsapevole quanto continua ricerca del divino, talora si aggrappa alla "liana" sbagliata, ed aggancia così il mondo del "magico". Ecco allora Narnia, espressione del bisogno infantile quanto adulto di un mondo fatto di bontà, di amicizia, di fratellanza, di giocosità, un mondo in cui il bene vinca sul pur onnipresente male. Ma siamo sicuri che sia soltanto fantasia? »

« Holywood ci ha abituati a remake di colossal del passato, e anche questo "Scontro tra Titani", ossia tra la testa di Medusa e il terribile Cracker, mantiene la promessa di un arricchimento in effetti speciali, realismo, azione, regia spettacolare.
Tuttavia, l'originale di qualche decennio fa, manitiene intatta la sua carica di misticismo, offuscata in questo remake dalla preminenza dell'azione. »

« Un cast hollywoodiano è il biglietto da visita di questo sequel; gli attori ingaggiati sono davvero di tutto rispetto, e ciascuno di essi ha realizzato altri indimenticabili films, ciascuno un capolavoro nei loro rispettivi generi. Purtroppo, nel caso in questione, l'ispettore Clouseau deve confrontarsi con una pietra miliare della cinematografia: Peter Sellers. Nessuno mai potrà eguagliarlo, e mi ciedo perchè sia soltanto stata tentata tale insana operazione. »

« Sempre più rari i films in cui con pochi mezzi si riesce a trasmettere grandi messaggi.
Questi Casto Away è per nostra fortuna uno di quelli.
Il tema di Robinson Crusoe è già stato ampiamente trattato dalla cinematografia, per non parlare delle serie tv che imperversano, vedi Lost.
Il film con Tom Hanks aggiunge qualcosa di nuovo alla solitudine del naufrago: la forza dell'amore.
Un amore di quelli rari, alimetato unicamente dalla memoria, dal ricordo, un amore che ure viene mortificato dalla società odierna, strutturata secondo regole rigide.
Eppure, in quella sperduta isola in cui sopravvivere diventa un'impresa anche contro sè stessi (Tom Hanks tenta il suicidio), germogliano le basi di una nuova vita, un nuovo amore, magistralmente rappresentato da un simbolo ricorrente nel film: ali d'angelo.
Ali che sono il simbolo dell'azienda lavorativa dell'affannato protagonista, ali che hanno fatto cadere l'aereo, ali che danno una parte di senso alla sopravvivenza, ali che costituiscono la vela della zattera per la salvezza, ali che - magistralmente - sono anche il simbolo di un ranch in cui vive il destinatario di un pacco da consegnare assolutamente, in nome della propria ritrovata dignità: un destinatario che indica la via, una donna, una nuova vita; un angelo? »

« Eh, sì, il mito americano è anche questo: l'uomo che si fa da sé, in grado di risolvere tutto per proprio conto, e proprio per questo affascinante anche nei confronti delle donne; "anche", poiché il suo fascino si esercita anche nei confronti degli uomini.
Chi meglio di Richard Gere, giovanissimo, poteva incarnare tale personaggio?
Tenendo sempre ben presente che di personaggio da favola, trattasi.
Una bella, simpatica, e ovviamente inverosimile favola... »

« Il titolo Fallout New Vegas è sicuramente un videogame con un certo fascino, un certo gusto retrò, una atmosfera che connota tutto il plot, riscontrabile persino nelle scelte cromatiche, tendenti al marrone ed al giallognolo.
I costumi, le bordature dei personaggi, contribuiscono alla ricostruzione di tale scenografia.
Personalmente, però, ho riscontrato qualche difficoltà nell'individuare subito "lo scopo" del gioco, e soprattutto "come" raggiungere tale scopo; in effetti è una caratteristica del game, il poter esplorare panorami senza fine.
Tuttavia avrei preferito una più immediata identificazione delle mete più importanti. »

« La commedia in forma cinematografica raramente tocca apici artistici tanto elevati.
Il film di Benigni "Il piccolo diavolo" è un capolavoro, al pari di altri suoi eccezionali; in questo caso, però, l'attoreregista toscano si affianca - scelta felicissima la sua! - ad un leone del set, un Walter Matthau la cui "maschera" facciale sembra conformata apposta per questo ruolo.
La bravura della coppia accompagna lo spettatore "dentro" il film, facendo dimenticare la fiction cinematografica e immergendo chiunque all'interno della storia, quanto mai realistica e plausibile, se non storia che addirittura tutti noi viviamo giornalmente, nella nostra società inquieta quotidianamente alle prese con angeli e demoni.
Il valore aggiunto del film è la schietta comicità con cui il Roberto nazionale ci conduce su sentieri soltanto apparentemente frivoli, in realtà strade verso temi basilari della nostra esistenza.
Scena epica:
il piccolo diavolo deve far pipì, all'aperto; ebbene, parlare di ombrelli per proteggersi è dir poco!
L'incredulità divertita di Matthau è sincera, non vi è segno di recitazione.
Altra scena storica:
la pseudo-sfilata di moda, sottilmente irriverente, degna di una diabolica mente; resterà ai posteri il "modello: Giuditta".
In definitiva, un film indimenticabile. »