Tutte le recensioni di F.Luca

« Terzo capitolo della divertentissima saga di "Toy Story", la Grande Fuga non delude, anzi arricchisce ulteriormente il mondo dei giocattoli descritto nei primi due film, tanto da essere ambientato in un asilo nido! I fantastici eroi devono vedersela con un orsacchiotto viola cattivissimo, che praticamente ha trasformato l'asilo in un campo di prigionia...Rendendo omaggio al classico film di John Sturges, interpretato tra gli altri da Steeve McQueen, Woody, Buzz e compagni organizzeranno un fuga roccambolesca e mozzafiato per ritornare dal loro amato Andy. Divertente e spassoso, ritaglia anche momenti di profonda riflessione. »

« Un film molto particolare, incentrato sull'esperienza di una ragazza paraplegica durante un pellegrinaggio a Lourdes. La regista, con sguardo distaccato e quasi documentaristico, osserva lo svolgimento della "cerimonia" del viaggio della speranza, non solo quella prettamente religiosa, ma quella più ampia, costituita dai vari momenti che si succedono nell'arco del soggiorno dei pellegrini (dai pranzi in hotel accuditi dai volontari dell'Ordine di Malta, ai bagni nelle "piscine", dalla gita in collina, alla foto di gruppo ecc..). Sinceramente un po' noioso in questa prima parte "descrittiva", l'opera cresce nettamente di tono nella seconda parte, dove un colpo di scena mette in gioco la protagonista e mescola i personaggi presentati fino a quel momento. Degno di nota è il finale del film, momento di grande intensità, accompagnato dalla canzone "Felicità", che immerge delicatamente lo spettatore in se stesso, lasciandolo a profonde riflessioni (esistenziali?). »

« Julie è una ragazza americana dei giorni nostri la cui vita ha preso una strana piega, è un'aspirante scrittrice ma è costretta ad un lavoro un po' frustrante. Julia Child è uno dei personaggi più noti in America, la donna che ha diffuso negli anni '40 negli Stati Uniti la cultura del cibo sano e dell'arte culinaria appresa in un soggiorno in Francia. Cosa unisce le due "Giulie"? Sicuramente la voglia di vivere la vita come se fosse un gustoso manicaretto, ricercando in ogni sfumatura dell'esistenza il piacere del divertimento, della leggerezza e dell'essere appieno.
Un "gustosa" commedia, impreziosita dall'ennesima grande prova di Meryl Streep. »

« Un uomo misterioso, un po' giustiziere, si aggira solitario in una realtà post-apocalittica, dove il sole brucia e l'acqua è un tesoro prezioso. La sua meta è sconosciuta, il suo cammino punta sempre a ovest, il suo segreto è profondo...
Denzel Washington si cala in un ruolo nuovo, mettendosi ancora una volta in gioco e dando vita ad un personaggio interessante, in un film che purtroppo non lo è altrettanto. Sebbene arricchito di spunti interessanti, come il richiamo alla figura degli uomini-libro di "Fahrenheit 451" o l'interpretazione del cattivo di turno ad opera di Gary Oldman, come sempre straordianario, l'opera manca di spessore, di pathos e nel complesso si ricorda più per le favolose scene di lotta che per il messaggio di ricerca interiore e di umanità, che suggerisce appena, senza mai sviluppare completamente. »

« Qualche anno prima del meraviglioso "Invivtus" di Clint Eastwood, questa interessante pellicola portava sul grande schermo la grandiosa ed epica figura di Nelson Mandela. Tratto dal libro-biografia di uno dei carcerieri del leader sudafricano, James Gregory, l'addetto alla censura della posta in entrata e in uscita dal carcere di Robben Island, questo film tratteggia a grandi linee il periodo di prigionia scontato da Mandela dal 1968 al giorno della sua liberazione nel 1990, e lo fa proprio attraverso gli occhi del secondino. Gregory inizialmente è in linea con l'ideologia del sistema governativo dell'Apartheid, odia i neri e considera i prigionieri politici come terroristi comunisti, ma sarà proprio il vivere a "stretto contatto" con Mandela che lo porterà a cambiare idea, scoprendo realmente gli ideali di giustizia e fratellanza che animavano la lotta della minoranza sudafricana.
Naturalmente la storia è a tratti romanzata, così come lo stile del film è in linea con le classiche pellicole hollywoodiane, ma il pregio dell'opera è quello di gettare uno sguardo sulla vita e sul pensiero di Nelson Mandela, così come su un periodo storico ancora molto vicino, e per molti aspetti attuale. Interessante, inoltre, è proprio la figura di James Gregory, uno dei pochi bianchi che riuscirono ad aprirsi e a comprendere la causa dei neri; Mandela stesso nella sua autobiografia afferma: "Uomini come Swart, Gregory e Brand confermavano la mia fiducia nella fondamentale umanità di coloro che pure mi avevano tenuto dietro le sbarre per più di 27 anni." »

« Un rocker sfigato, poco cool e ormai troppo vecchio, si riscatta insegnando il rock'n'roll ad una classe di ragazzini di un lussuoso college inglese. Quel rocker è interpretato da Jack Black, forse l'attore più "rock" del panorama hollywoodiano, l'erede di John Belushi (lo ricorda anche fisicamnete), capace di una prova irresistibile, spassosa ed appassionata al tempo stesso. Da incorniciare la scena sulla lezione di storia del rock, che vede protagonista una lavagna colma di nomi di gruppi musicali storici, o quella dell'assegnazione dei compiti a casa, dischi di classici rock'n'roll tutti da studiare! Un film divertente, un gustoso omaggio al rock, da assaporare insieme ad altre due pellicole che potrebbero completare una virtuale trilogia: "Tenacious D e il destino del rock" (sempre con Jack Black) e "Il batterista nudo". »

« Quando si sente parlare di un film in cui recita Jim Carrey, la mente vola immediatamente ad opere di irresistibile comicità demenziale e capolavori della risata quali "Ace Ventura" o "Scemo e più scemo", oppure ad opere più complesse dal taglio drammatico dello spessore di "The Truman Show" o "Man on the moon". Purtroppo "Colpo di fulmine" non appartiene a nessuna delle due categorie. Sebbene più in linea col genere comico-demenziale, manca quasi completamente di verve comica, e sono giusto una paio le battute in grado di strappare una gustosa risata. Inoltre, la vicenda narrata, tratta da una storia vera, sebbene potenzialmente interessante non viene sviluppata in modo accattivante, e a poco a poco il film naufraga in acque stagnanti di monotonia e banalità. Neanche la presenza di Ewan McGregor, altro grande attore, riesce a sollevare le sorti dell'opera. »

« Il regista tedesco Wim Wenders, noto tra le altre cose per la sua passione musicale, è solito filmare nelle sue pellicole grandi artisti, da Nick Cave ne "Il cielo sopra Berlino" a Lou Reed in "Così lontano, così vicino", senza dimenticare "Buena vista social club" interamente dedicato alla musica cubana.
In "L'anima di un uomo" Wim Wenders ha modo di raccontare, invece, il proprio amore per il blues, aderendo al progetto THE BLUES di Martin Scorsese che, raccogliendo ben sette registi per produrre altrettanti film, ha reso omaggio ad uno dei generi musicali più profondi e sentiti in America e non solo.
Wenders sceglie di raccontare tre artisti, differenti tra loro per stile e periodo, che rappresentano per lui il blues: Blind Willie Johnson, di cui sono noti non molti pezzi musicali, ma abbastanza da essere "trasmesso" nello spazio, Skip James, bluesman dalla vita travagliata, grande compositore in giovane età tornerà alla musica dopo un lungo periodo di buio, ed infine J.B.Lenoir, il più giovane dei tre, punto di riferimento di calibri quali John Mayall ed artista espressamente politico.
Alternando immagini reali d'epoca, frammenti fotografici e abili ricostruzioni filmiche, Wenders introduce lo spettatore nel mondo del blues e trasemtte pienamente l'essenza di quello che, più di un genere musicale, è uno stato d'animo ed una filosofia di vita. »

« Chi ha ucciso Laura Palmer? Questa è la domanda che ha rappresentato un vero e proprio tormentone degli anni '90, tenendo incollati alla TV moltissimi spettatori, ed è la domanda da cui si snodano le vicende narrate in quest'opera, una serie televisiva partorita dal genio creativo del grande regista David Lynch.
In un paesino della provincia americana un omicidio smuove acque calme ma stagnanti e torbide, portando l'FBI ad indagare in una realtà sociale apparentemente innocua e perbene, ma nel profondo inevitabilmente corrotta. Il regista compone un mosaico incredibile di personaggi e intrecci, dando sfogo alla propria creatività onirica, visionaria e psicologiaca, che ormai è il suo marchio di fabbrica.
La prima stagione è sicuramente la più ispirata, pregna di tutti gli elemnti che fanno grande il cinema di David Lynch. »

« Commedia divertente, a tratti demenziale, racconta le conseguene di una "vivace" notte di addio al celibato trascorsa a Las Vegas. L'idea attorno a cui è costruito il film, ovvero l'amnesia totale che i protagonisti hanno riguardo la notte appena trascorsa, è semplicemente geniale, così come sono molti i momenti irresistibili, vedi ad esempio i titoli di coda. Nel complesso un film carino, adatto a trascorrere una piacevole serata. »