Recensioni degli utenti

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4 di 5 su 6 recensioni

DeludenteDi v. elisa-20 febbraio 2012

Primo libro che ho letto di Dostoevskij, è rimasto l'unico. L'ho avvicinato con grandi aspettative che sono rimaste deluse. Troppo prolisso, stile faticoso, personaggi approfonditi, ma troppo monocolore, tanto da risultare falsi (il buono, il bruto, il tormentato e così via) . Sicuramente non è una lettura sciocca, alcune immagini restano anche a distanza di anni, però nel complesso secondo me non vale la fatica.

Del genere "giallo"Di s. rossella-26 agosto 2011

Il romanzo a mio avviso non è al livello della nomea che porta questo scrittore. La narrazione delle vicende è interrotta bruscamente da tempi "morti" che la rendono pedante ed a tratti noiosa. Trovo la trama poco originale per quel che si possa dire di un giallo; forse la parte finale regala un po' di suspance quando si è incerti sull'autore del parricidio. Tuttavia, la motivazione che tiene in piedi l'omicidio è futile o comunque non lo giustifica a sufficienza, così che il romanzo perde di consistenza. Quello che ho trovato positivo riguarda il dibattito intorno all'esistenza di Dio con l'uomo che si interroga sul suo significato e non perviene ad una risposta unica, piuttosto, affronta un cammino di "conversione"avvicinamento alla fede che è diverso per ciascuno dei 4 fratelli. Il "monachesimo" di Alesa è particolare perchè diventa un'opera missionaria svolta al di fuori del luogo di culto; l'intellettualismo e lo scetticismo di Ivan rappresentano l'ateismo della società moderna per cui la fede si confonde con i termini della morale; l'ingenuità di Dimitris che toccato dall'ingiustizia paterna si riconosce inizialmente miscredente ma che nella prigionia espia le sue colpe come un martire e arriva a credere in una giustizia divina; l'omicida, il figlio illegittimo e mai riconosciuto da Fedor Karamazov, il quale sembra non curarsi nemmeno di questo problema, quasi avesse un conto aperto con Dio. I personaggi sembrano tutti colpevoli e vittime al tempo stesso, fatta eccezione per Alesa che quasi come un eroe uscito da uno dei romanzi di Victor Hugo si lascia persuadere ed acconsente alla fuga del fratello dalla prigione. Il Dio dei Karamazov è molto umano quasi che si possa dialogare con Lui: ad Egli ci si appella senza quel timore che porta l'uomo a soccombere alle ingiustizie della vita perché convinto che la giustizia divina farà il suo corso in un'altra vita; piuttosto, è un Dio che non può non capire di quanto dolore si carica la vita e perdonare i misfatti. Ancora, il legame filiale letto come alternativa al vincolo sanguigno che non assicura sentimenti di benevolenza verso le figure genitoriali è un sentimento più che mai attuale che regola le relazioni intra-familiari ed è alla base della violenza domestica. La donna è tratteggiata come diabolica ed ammaliatrice, confusa, giuliva. I personaggi del romanzo, malgrado certe caratteristiche salienti che li connotano non sono mai dei tipi, il loro mondo è assai più articolato e a volte si possono rintracciare tratti polari che descrivono efficacemente la dimensione complessa dell'animo umano.

Grandissimo romanzoDi D. Paolo-22 agosto 2011

Grandissimo romanzo: febbricitante, pulsionale come solo i libri di Dostoevskij sanno essere. Ivan karamazov ed il suo indifferentismo etico ("se Dio non esiste allora tutto è permesso") costiuiscono l'aspetto più interessante di tutto il romanzo che vola nonostante le 1000 e più pagine!

I fratelli KaramazovDi r. andrea-18 luglio 2011

Capisco che non potrà entusiasmare proprio tutti i tipi di lettori. Ma non posso non definire questo libro un capolavoro! L'analisi psicologica con cui dipinge ogni personaggio, è senza eguali. Tocca argomenti delicatissimi della natura umana, delle problematiche e delle fobie, intrecciando il tutto con questo " quasi thriller" che coinvolge, proprio perché sembra scontato, ma in realta non lo è. Voto pieno per l'autore.

I fratelli KaramazovDi C. Maurizio-15 luglio 2011

"I fratelli Karamazov" ovvero il parricidio più famoso della letteratura. Il libro che mandò in pappa il cervello di Tolstoj. Ancora una volta la spettacolare biografia di Dostoevskij - a diciassette anni iniziò a soffrire di epilessia (come Smardiakov) dopo che il padre (simile a papà Karamazov) venne ucciso - ha favorito la nascita di un capolavoro, purtroppo l'ultimo del grande genio russo. Celeberrimo il capitolo del Grande Inquisitore.

Da leggere!Di C. Klizia-5 luglio 2011

Bellissimo questo libro di Dostoevskij Fdor, molto molto profondo. La narrazione prende dal profondo e non ti lascia fino alla fine, facendo riflettere sulla vita in sè. Descrive con una sensibilità unica gli abissi e le vette della mente e del cuore dell'essere umano. Lo consiglio di leggere a tutti!