Napoli sul mare luccica di Antonella Cilento edito da Laterza

Napoli sul mare luccica

Editore:

Laterza

Collana:
Contromano
Edizione:
2
Data di Pubblicazione:
5 ottobre 2006
EAN:

9788842079002

ISBN:

8842079006

Pagine:
149
Formato:
brossura
Disponibile anche in E-Book
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Trama Napoli sul mare luccica

Un viaggio all'inseguimento del fuoco che cova sotto il Vesuvio, dell'acqua che luccica nel golfo, sopra e sotto la terra brulicante di traffici, con gli occhi al cielo in una città che è anche simbolo, atmosfera, idea. Con penna lieve e pensosa, Antonella Cilento intesse un sortilegio per raccontare i mille volti di Napoli.

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4 di 5 su 1 recensione

Napoli sul mare luccicaDi T. Paola-28 luglio 2011

Assolutamente un must per chi vuole capire molto della napoli di oggi e di ieri. Mi è molto piaciuto questo affrontare la grande partenopea partendo dagli elementi fondamentali, e fondanti dell'epos cittadino. Il fuoco, l'acqua, la terra, l'aria. Il fuoco che la circonda dal Sud del Vesuvio (ahi, come non ricordarmi la mia prima gita liceale, sulle pendici del monte con la gamba ingessata) al Nord delle solfatare di Pozzuoli. L'acqua che ne è un elemento principe, certo con il porto, ma più ancora con le terme di Baia (unione di acqua e fuoco) e l'isolotto di San Martino (ma mi avrebbe fatto piacere anche una puntata a Nisida). La terra che si dirama sull'asse del più storto decumano della terra, via Toledo, per sbandare tra Montesanto e la Sanità, cercando di non perdersi nei sotterranei. L'aria dei monti circostanti, quelli che si raggiungono con la funicolare, il Parco delle Rimembranze (ahi, Tony Tammaro) e la Certosa su al Vomero. Certo, le parti più vivide per me sono state quelle domiziane della stirpe guardascionica (il Castello Aragonese, il lago di Lucrino e punta Epitaffio, ma anche Miliscola, il Monte di Procida e Torregaveta). Tuttavia mi faceva piacere passeggiare con la brava Antonella, là per i Tribunali, tra una pasta di Scaturchio e la chiesa al contrario di S. Domenico. O per i mercati, ormai quasi indistinguibili dai suk del mondo, tra Forcella e Piazza Garibaldi, al di là di Porta Nolana. O su, salire da S. Chiara per i presepi di San Gregorio Armeno. Ed anche fermarsi alle stazioni della Metropolitana nuova, tra i mosaici di Cucchi e quelli di Palladino. Quante cose. Quanti pensieri. Quante visioni di cose che potrebbero andare meglio e purtroppo continuano a non andare. L'arte di arrangiarsi alla Totò laggiù verso Sanità. E la nascita dei toponimi, del modo di chiamare le cose (perché nei mercati di Napoli, l'ananas diventa femmina, e s'ode gridare a destra e a manca come una litania "nananassaneuro"?) e del modo che i napoletani hanno di rapportarsi. Mi rivenivano quindi in mente, le mie passeggiate per la città, nei veri periodi della mia vita, solitario, in compagnia, tra amici e parenti, fino a quel momento un po' straniante ma di grande riflessione, quando entrai per caso in una mostra di libri e foto dedicate a Chatwin che allora non conoscevo, e che mi fece fare una svolta (una delle tante) al turbinio della mia vita. Si sente la folla della città che ci preme alle costole. Si sente il degrado. Si percepisce la possibile bellezza. E mi ha fatto piacere essere accompagnato da questa irregolare giornalista (irregolare non perché non sia giornalista, ma una napoletana che lavora al giornale "Le Scimmie" di Bolzano?). Soprattutto in alcuni dei bozzetti ironici, ma molto derivanti dalla sua vita ed esperienza, come quello spiegare di non poter "salire a Bolzano per il week-end". Non perché sia in montagna, ma perché (come ricordo ancora dalle lezioni della maestra Alba) si guardava la carta geografica, e Bolzano, ma anche Bologna o Firenze, sono sopra Napoli, Roma e quindi, si sale a Bologna e si scende a Napoli. Grazie, e visto che non amo i Babà, da Scaturchio preferisco una fetta di pastiera.