« Una vedova inglese, pur di trovare i soldi per far operare il nipote cerca - e soprattutto trova! - lavoro in locale hard, in cui diventerà famosa per la sua specialità...
Un affresco ironico e amaro di un mondo dove la povertà è invisibile ma presente, e dove l'amore per il prossimo non risiede tra le signore dell'alta società che deridono Irina, ma nello sporco del mondo notturno che tutti negano di conoscere. »
In lotta con se stesso, 25-12-2010, ritenuta utile da 1 utente su 2
« La storia non è la più originale, ed è molto americana: un ex famoso lottatore di wrestling si ritrova a affrontare le ben più dure battaglie della vita: povertà. Solitudine, doping... Il bello del film sta nell'interpretazione di Rourke, realistica e sofferta, e nell'assenza del classico moralismo unidirezionale. Qui il protagonista rimane sempre incerto fra ring e vita, fra affetti e lotta. »
« Un poliziotto con moglie gravemente malata e collega che diviene invalido comincia una fuga dalla yakuza fino alle estreme conseguenze.
Ma non è la trama la forza di questo film, bensì l'ambientazione, lo stile, i tempi di svolgimento, l'umorismo... Tutti, al 100, giapponesi.
Lontano dai canoni cinematografici di Hollywood, Kitano, regista e protagonista, disegna splendidi personaggi quasi privi della parola, ma profondamente dignitosi e dolenti. »
cronaca - metafora di una guerra senza fine, 08-11-2010
« Salma, vedova palestinese, si vede espropriare le coltivazioni di limoni, sua ragione di vita, in quanto troppo vicini alla nuova casa del ministro della difesa israeliano. Ne nascerà una battaglia legale.
Un film che potrebbe tranquillamente essere cronaca e che è invece metafora.
Metafora dell'incomunicabilità fra le persone, i vicini di casa, le razze; metafora di una natura generosa devastata dalla stupidità degli esseri umani; metafora della solitudine di chi vuole muri attorno a sè e della speranza di chi invece dagli stessi muri scappa.
Recitazione ottimale, che non cerca una facile enfasi ma si basa su sguardi, parole dette piano, situazioni lasciate intendere.
A fine film, una riflessione: notato che le 2 parti in causa non si parlano mai?
Imperdibile, meglio di 100 servizi di telegiornale. »
« Agnes, una cameriera con una vita difficile alle spalle incontra un uomo dapprima conoscente, poi amico, poi qualcosa in più. Ma anche la sua situazione non migliorerà...
Il film prova a ricostruire un "ordinario" salto nella malattia mentale, delirante e pericolosa, di una coppia quasi qualsiasi.
Piuttosto carente di realismo (perchè lei è così attratta da lui? ma sul serio negli Usa il sistema sanitario è talmente ridicolo da permettere a schizofrenici di andare in giro per le highways come degli Attila malati?) si salva per un certo senso di angoscia che riesce effettivamente a trasmettere. »
quando si dice "lost in traslation"..., 01-11-2010
« Il film, che parla dell'ambientamento di Philippe, direttore delle poste, nel freddo e arretrato nord della Francia, sarebbe anche carino. Sarebbe però, perchè è tutto giocato sulla comicità derivante dal contrasto sud - moderno - sofisticato versus nord - rurale - grezzo. E se la si può intuire facilmente a livello di situazioni, nel doppiaggio si perdono per forza di cose tutti i divertissement linguistici. Rimane un film di comicità molto semplice, con una scena cult: il protagonista che si finge disabile. »
Regia di Sam Garbarski - CG Entertainment
Un affresco ironico e amaro di un mondo dove la povertà è invisibile ma presente, e dove l'amore per il prossimo non risiede tra le signore dell'alta società che deridono Irina, ma nello sporco del mondo notturno che tutti negano di conoscere. »
Regia di Darren Aronofsky - Medusa Home Entertainment
Regia di Takeshi Kitano - Moviemax Media Group
Ma non è la trama la forza di questo film, bensì l'ambientazione, lo stile, i tempi di svolgimento, l'umorismo... Tutti, al 100, giapponesi.
Lontano dai canoni cinematografici di Hollywood, Kitano, regista e protagonista, disegna splendidi personaggi quasi privi della parola, ma profondamente dignitosi e dolenti. »
Regia di Eran Riklis - CG Entertainment
Un film che potrebbe tranquillamente essere cronaca e che è invece metafora.
Metafora dell'incomunicabilità fra le persone, i vicini di casa, le razze; metafora di una natura generosa devastata dalla stupidità degli esseri umani; metafora della solitudine di chi vuole muri attorno a sè e della speranza di chi invece dagli stessi muri scappa.
Recitazione ottimale, che non cerca una facile enfasi ma si basa su sguardi, parole dette piano, situazioni lasciate intendere.
A fine film, una riflessione: notato che le 2 parti in causa non si parlano mai?
Imperdibile, meglio di 100 servizi di telegiornale. »
Regia di William Friedkin - Terminal Video
Il film prova a ricostruire un "ordinario" salto nella malattia mentale, delirante e pericolosa, di una coppia quasi qualsiasi.
Piuttosto carente di realismo (perchè lei è così attratta da lui? ma sul serio negli Usa il sistema sanitario è talmente ridicolo da permettere a schizofrenici di andare in giro per le highways come degli Attila malati?) si salva per un certo senso di angoscia che riesce effettivamente a trasmettere. »
Regia di Dany Boon - Medusa Home Entertainment