Tutte le recensioni di S.Davide

« Alla sua seconda pellicola, il quanto mai sottovalutato Carpenter sfiora il capolavoro in un cinico remake metropolitano di "Un dollaro d'onore" di Hawks, il regista che, assieme a Ford e Peckinpah, più lo influenzerà durante tutta la carriera, senza dimenticare espliciti rimandi all'amico Romero ("La notte dei morti viventi") e Walter Hill ("I guerrieri della notte"). Già si intravedono tutte quelle che diverranno le cifre stilistiche del grande cineasta: minimalismo della fotografia, asciuttezza della narrazione, una regia asettica e solida scevra da virtuosismi inopportuni ma connotata da straordinari tocchi di visionario (la raffica di pallottole che infrangono i vetri dell'ufficio per svariati minuti, tra fogli svolazzanti, creando un effetto ralenti e ovattato) e magistrale estro della suspence (la tensione che precede l'omicidio del gelataio). Indimenticabile l'ovattata colonna sonora dello stesso Carpenter, martellante, cupa, rimodellata da "Immigrant song" dei Led Zeppelin. »

« Il film più pessimista di Hitchcock, il più completo nella stratificazione di ambiguità, il più romantico (nel senso più alto del termine) e personale. Troppo sottile anche per l'epoca, fu un insuccesso di pubblico e il maestro ne attribuì la colpa a James Stewart, secondo lui oramai privo di fascino e prestanza; a mio avviso, tuttavia, è proprio per questo che la figura del protagonista si carica di una perfetta aura di decadenza e presentimento di morte, rafforzata dal contrasto con la giovanissima e splendida Novak, lontana dalla limpidezza glamour di Grace Kelly e improntata invece su un erotismo torbido e morboso. »