« Forse il senso del film lo si comprende appieno solo oggi, quando Roger Waters avverte il bisogno di un nuovo tour mondiale che ne riproponga i contenuti.
Perché mai di nuovo Il Muro dopo più di trent'anni? Scrive il bassista e paroliere al proprio sito: "Mi sono imbattuto in qualcosa che scrissi 22 anni fa: le tecnologie della comunicazione nella nostra cultura servono a capirci l'un l'altro meglio oppure ad allontanarci? ". Così la manipolabilità della massa di fans della rockstar - parata di skinheads nel film - assume carattere generale e generico nel contesto globalizzato e globalizzante del presente. Ora è chiaro a chi era in realtà diretto lo sputo in faccia del socialista Waters al ragazzino esagitato al concerto (genesi di "The Wall") . Per quanto concerne il DVD in sé siamo di fronte ad una rappresentazione forzatamente semplificata di alcune figure-chiave dello sviluppo adolescenziale (il padre assente, l'eccessiva presenza della madre, il maestro) , ma i temi musicali (compreso il celebre leitmotiv) elaborati sono di eccellenza tenuto anche conto del fatto che vennero assemblati in pochissimo tempo e in nera crisi finanziaria. »
« Nel 1991 Herzog allestisce un Lohengrin a Bayreuth. Nella desolazione della terra raggelata in un eterno inverno, in cui oscuri e inscheletriti tronchi d'albero circondano oscuri e inscheletriti gotici ruderi protesi al cielo, nella luce che è luce di Ibsen e Dreyer un'indistinta sagoma compare: metà uomo metà cigno avvinti e avvinghiati in un'unica forma dolorosamente contorcentesi. Il Cavaliere che da questo ibrido viene avanti è null'altro che ieratica quanto gelida luce laser.
E certo le lande fioriscono al passare di Lohengrin, la primavera sboccia. Ma la grande intuizione di Herzog si ha nel finale, non nello sparuto e sconsolato piccolo Gottfried Signore del Brabante ma nell'abbraccio che unisce Elsa a Ortrud, nel ritornato, ritrovato inverno. "Ogni storia d'amore è sempre una storia a quattro (l'amore è a due ma l'amore è senza storia) " - scrive Bazlen - " (... ) il quarto è sempre la morte". »
« "Perché, madre? Perché nulla si è svolto come desideravamo? Perché dobbiamo marcire in silenzio, divisi fra il dolore e il desiderio? Perché ho vissuto la mia vita in esilio? " (secondo monologo di Alessandro)
Angelopoulos svolge il piano sequenza e l'immagine si mostra nel proprio soggiornare oltremisura - procrastinare il non-più. Ma procrastinare il non-più è indicare il non-ancora. E il non-ancora non è nuova immagine ma simbolo trascorso. L'immagine è per la propria morte o - direbbe Derrida - il cinema in quanto arte di evocare fantasmi mette in scena fantasmi che segnano "anticipatamente il presente della propria assenza". Il piano sequenza elabora il lutto della memoria e la memoria del lutto: il simbolo. Solo esuli stranieri sulla terra possono rimemorare che utopia è già qui ed ora in quanto sempre-là, altrove. L'utopico entra nel qui ed ora e vuole parola anche se nessuno lo udirebbe della schiera degli angeli. Forse solo il bambino potrebbe, lui che gioca in riva al mare. »
Regia di Alan Parker - Sony Music
Perché mai di nuovo Il Muro dopo più di trent'anni? Scrive il bassista e paroliere al proprio sito: "Mi sono imbattuto in qualcosa che scrissi 22 anni fa: le tecnologie della comunicazione nella nostra cultura servono a capirci l'un l'altro meglio oppure ad allontanarci? ". Così la manipolabilità della massa di fans della rockstar - parata di skinheads nel film - assume carattere generale e generico nel contesto globalizzato e globalizzante del presente. Ora è chiaro a chi era in realtà diretto lo sputo in faccia del socialista Waters al ragazzino esagitato al concerto (genesi di "The Wall") . Per quanto concerne il DVD in sé siamo di fronte ad una rappresentazione forzatamente semplificata di alcune figure-chiave dello sviluppo adolescenziale (il padre assente, l'eccessiva presenza della madre, il maestro) , ma i temi musicali (compreso il celebre leitmotiv) elaborati sono di eccellenza tenuto anche conto del fatto che vennero assemblati in pochissimo tempo e in nera crisi finanziaria. »
Regia di Werner Herzog - Universal Music
E certo le lande fioriscono al passare di Lohengrin, la primavera sboccia. Ma la grande intuizione di Herzog si ha nel finale, non nello sparuto e sconsolato piccolo Gottfried Signore del Brabante ma nell'abbraccio che unisce Elsa a Ortrud, nel ritornato, ritrovato inverno. "Ogni storia d'amore è sempre una storia a quattro (l'amore è a due ma l'amore è senza storia) " - scrive Bazlen - " (... ) il quarto è sempre la morte". »
Regia di Theodoros Angelopoulos - Cecchi Gori Home Video
Angelopoulos svolge il piano sequenza e l'immagine si mostra nel proprio soggiornare oltremisura - procrastinare il non-più. Ma procrastinare il non-più è indicare il non-ancora. E il non-ancora non è nuova immagine ma simbolo trascorso. L'immagine è per la propria morte o - direbbe Derrida - il cinema in quanto arte di evocare fantasmi mette in scena fantasmi che segnano "anticipatamente il presente della propria assenza". Il piano sequenza elabora il lutto della memoria e la memoria del lutto: il simbolo. Solo esuli stranieri sulla terra possono rimemorare che utopia è già qui ed ora in quanto sempre-là, altrove. L'utopico entra nel qui ed ora e vuole parola anche se nessuno lo udirebbe della schiera degli angeli. Forse solo il bambino potrebbe, lui che gioca in riva al mare. »