I pilastri della terra (5 Dvd)

    I pilastri della terra (5 Dvd)

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    • € 19.99

    Dettagli del prodotto

    • Ean: 8033844181736
    • Supporto: Dvd
    • Numero dischi: 5
    • Produttore: Koch Media
    • Genere: Serie TV
    • Contenuti extra: altro, dietro le quinte (making of), interviste, trailers
    • Tipo di edizione: Edizione limitata
    • Lingue: Italiano, Inglese
    • Colori: Colori
    • Anno di produzione: 2010
    • Area: Area 2 (Europa/Giappone)
    • Durata: 400'
    • Origine: Germania, Canada
    • Sottotitoli: Italiano per non udenti
    • Formato Audio: Dolby Digital 5.1
    • Sistema: PAL
    • Nazione: Germania, Canada

    Voto medio del prodotto:  4 (4 di 5 su 3 recensioni)

    4 I pilastri della terra

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    Ho amato il libro. Per questo mi sono approcciata con difficoltà a questa trasposizione. Per i primi minuti mi dicevo: "questo non era così", "qui hanno modificato il libro"... Poi però mi sono lasciata trasportare. E' ovvio che la trama si discosti un po' da quella originale, ma tutto sommato ne rimane fedele e dove non lo è trova comunque una sua coerenza. Non mi sono piaciuti tutti gli attori, mentre l'atmosfera invece sì, secondo me magnificamente ricostruita.
    Sono rimasta piacevolmente colpita da questo "filmone", non lo avrei creduto.
    Consigliato a tutti, sia a chi ha letto il libro che non, passerete delle ore in buona compagnia!

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    4 Molto bello

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    Trasposizione sul piccolo schermo dell'omonimo romanzo di Ken Follett, questa serie è sicuramente una delle migliori serie del 2010. Con una trama abbastanza fedele a quella del romanzo e molto ben svolta ed un cast scelto di prim'ordine questa miniserie è decisamente consigliata a tutti.

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    4 Quando le cattedrali erano bianche

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    Tornato prepotentemente in libreria, il suo successo deve certamente qualcosa alla straordinaria versione cinematografica di Ridley Scott presentata in esclusiva per Sky Cinema, che ripercorre lo "straordinario" come "memoria storica", "immaginazione visiva" di quel "reincanto" che ha significato il recupero di una fase storica, troppo spesso dismessa o assente nel linguaggio e nella scrittura odierna, "come reazione all'instabilità del mondo contemporaneo che ha prodotto un'immagine la modernità, e che rende più tollerabile la crisi delle certezze e l'instabilità dei punti di riferimento" (M. Longo). Un monumento letterario che va oltre il suo impaginato per restituire alla memoria qualcosa che verosimilmente l'autore ricrea, rileggendo e reinterpretando la storia in chiave fantasy, archeologia futura, repertorio d'immagini immaginate, che vanno a sostituire l'immaginario con l'immaginazione, che diviene lavoro creativo, personale, "realisticamente immaginato". Si è qui presi dall'enfasi di un romanzo rivolto appunto al recupero della memoria, lì dove la memoria è meno prevedibile e meno motivata dall'esigenza razionale, rispetto all'intelligenza e all'azione, rivissuta come simultaneità, e che coincide con l'identità dei suoi protagonisti. Come dire che "il nostro non tempo va arricchendosi sempre di nuovi particolari in cui immaginazione e realtà si mescolano e attraverso le quali l'uomo non fa che costruire, decostruire e ricostruire se stesso" (Asor Rosa). Qui l'autore ci restituisce la storia rivisitata e filtrata dalla memoria, che si fa racconto, quasi che la memoria storica, reale o verosimilmente ricreata, ci permette di tornare indietro con la memoria. Ad esempio, ricordare una straordinaria Mostra sul duomo di Modena vista nel lontano luglio '84 intitolata "Quando le cattedrali erano bianche" (ispirato all'omonimo libro di Le Corbousier del 1937), in cui affermava: "Nel corso degli anni, mi sono sentito diventare sempre più un uomo di dovunque". Inutile dire che lo sguardo del celebrato architetto consacrava il lirismo logico del suo essere creativo, all'interno di un messaggio sociale che era quasi una profezia, capace d'interpretare le speranze di rinnovamento di un'intera civiltà, per la frequente contrapposizione storica tra il vecchio e il nuovo continente. Tutto ciò è quanto mai attuale se applicato al tempo in cui l'Europa tutta riorganizzava le arti e i mestieri sulla scia di tecniche di costruzione innovative e che gli uomini erano piuttosto artisti che non semplici plasmatori di materia. Il romanzo va dal Medioevo fino a ieri, cioè fino a quando la costruzione dell'uomo (e della società) sembra essersi fermata, prima di ritrovarsi all'interno di una rievocazione storica ricca e attenta, incentrata sulla mistica sospensione dell'amore, che qui assume una dimensione per così dire "epica", che rimanda all'Inghilterra medioevale al tempo della costruzione di una cattedrale gotica, con la stessa infallibile suspense che caratterizza tutti i thriller di Follett: la sua corsa contro la fugacità del tempo. E' in questa dinamica che anche noi finiamo per ritrovarci davanti a quel "reincanto" che è la costruzione stessa dell'uomo: il rincarnarsi nella crescita e nell'evoluzione dell'uomo, con i suoi sentimenti e intrighi, i pericoli e le minacce, le guerre civili e le carestie, i conflitti religiosi e le lotte per la successione di troni, che veniamo proiettati nel momento forse "esemplare" dell'avventura e della sopravvivenza umana. Lì dove l'uomo, infine, si è imposto e ha creato la sua società, la sua gabbia dorata, e ha trovato la sua redenzione nell'elogio dell'altro. Una storia di ambizioni e di coraggio, di dedizione e tradimenti, amori e vendette, ove si scontrano le segrete aspirazioni e i sentimenti dei protagonisti, di quegli uomini che verosimilmente compiono la storia, mettendo in evidenza l'incertezza che, paradossalmente, ci spinge tutti a vivere la morte come un'assenza. Come pure accadeva in "Il nome della rosa" di Eco (il primo grande capolavoro del genere), nel romanzo di Follett si respira l'integrazione della morte come il migliore e l'unico modo per esorcizzare il tragico, superando di gran lunga la creatività letteraria, capace da sola di far esplodere il mito e mostrare il re-incantamento del mondo, come un mix di gesta leggendarie, quasi a voler indicare che è proprio questo nostro essere ludico, giocoso del teatro delle marionette, che in fondo anima la nostra vita quotidiana, e che ha nome: destino.

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