Il corridoio della paura

    Il corridoio della paura

    Regia di Samuel Fuller

    Prodotto non disponibile
    • € 9.99

    Dettagli del prodotto

    • Ean: 8033406828260
    • Supporto: Dvd
    • Produttore: Koch Media
    • Genere: Thriller/giallo
    • Regia: Samuel Fuller
    • Lingue: Italiano, Inglese
    • Colori: Bianco e nero
    • Anno di produzione: 1963
    • Area: Area 2 (Europa/Giappone)
    • Durata: 101'
    • Origine: Stati Uniti
    • Sottotitoli: no
    • Formato Audio: Dolby Digital 2.0 - stereo
    • Sistema: PAL
    • Nazione: Stati Uniti

    Contenuto

    Un reporter, per indagare su un assassinio in manicomio, si finge un maniaco sessuale e si fa internare. Conoscerà un gruppo di malati mentali che lo aiuteranno nelle indagini. Nel frattempo la sua ragazza, preoccupata per lui per alcuni suoi comportamenti anomali, tenta di farlo uscire dall'ospedale.

    Voto medio del prodotto:  3.5 (3.5 di 5 su 2 recensioni)

    4 Consigliato!

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    Uno dei capolavori assoluti di Fuller che qui ricapitola tutti i temi e le ossessioni della sua carriera: il lavoro del giornalista, l'ambizione che porta alla pazzia, la tentazione di cambiare il proprio destino cambiando la propria identità. Visionario nell'addentrarsi in un universo allucinante (e non esente da fascinazione) dove tutto può succedere. Memorabile il personaggio del nero che a furia di violenze subite si crede un bianco membro del Kkk. La scena in cui il protagonista immagina che un diluvio scoppi nel corridoio, fu girata per ultima, e il set venne completamente distrutto.

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    3 Spasmodico e visionario

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    A me è piaciuto. Appena visto lascia un po' così, ma riflettendoci su, a freddo, si colgono alcune finezze niente male. Trovo fantastiche le scene visionarie a colori così come alcune intuzioni come la pioggia, il barbiere di siviglia cantato da pagliacci, il nero che parla da leader Ku Klux Klan...

    Unica nota stonata è la psicologia del protagonista. La sua psiche è ben curata all'avvio del film (i suoi scontri con la fidanzata, la sua ambizione nel riuscire a fare lo scoop, la sua voce fuori-campo che anticipa le diagnosi dei medici), un po' meno quando viene internato (forse perchè il regista si concentra di più sugli altri) e per niente nel momento finale che forse era quello di più alto impatto emotivo.
    Alla fine del film, infatti, si rimane (almeno io) un po' perplessi. Perchè non far vedere una scena chiave o un momento in cui è ben evidente la sua trasformazione invece di farlo raccontare dalla sua fidanzata? Quest'ultima cosa mi blocca nel definirlo un bellissimo film, mi sembra che manchi qualcosa. Per il resto è un buon film che consiglio se non altro perche è citatissimo ovunque. Godard, per esempio, l'ha citato in almeno 3/4 film.

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