La corazzata Potemkin

    La corazzata Potemkin

    Regia di Sergej M. Ejzenstejn

    Prodotto non disponibile
    • € 16.90

    Dettagli del prodotto

    • Ean: 8009833012435
    • Supporto: Dvd
    • Produttore: Medusa Home Entertainment
    • Genere: Guerra
    • Regia: Sergej M. Ejzenstejn
    • Colori: Bianco e nero
    • Anno di produzione: 1926
    • Area: Area 2 (Europa/Giappone)
    • Durata: 72'
    • Origine: Urss
    • Sottotitoli: no
    • Sistema: PAL
    • Nazione: Urss

    Contenuto

    L'ammutinamento sulla corazzata Potemkin nel 1905 suscita la solidarietà degli abitanti di Odessa i quali vengono massacrati dai cosacchi.

    Voto medio del prodotto:  5 (5 di 5 su 3 recensioni)

    5 La corazzata Potemkin

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    La corazzata Potemkin costituisce nell'ottica eisensteiniana una sorta di passo indietro. Per Ejzenstejn l'aggiornamento delle attrazioni e l'effetto positivo (pathos) diventano obiettivi da realizzare anche mediante mezzi negativi, come l'apparato tradizionale, di sentimenti, lacrime, lirica, psicologismo, straniati dalla logica tradizionale e riqualificati dalla prospettiva ideologica. Ma soprattutto La corazzata Potemkin costruisce grandi sequenze di montaggio dinamico-patetico (la repressione sulla scalinata di Odessa) e di orchestrazione tonale della visione e delle emozioni )le nebbie del posto e i funerali di Vakulincuk). La sequenza della scalinata è giustamente famosa per la maestria drammatica dell'organizzazione del visibile e della tensione emotiva, realizzata grazie a straordinarie tecniche di montaggio e di ripresa. Ejzenstejn parte dal principio di mostrare più azioni dal medesimo punto di vista (ideologico) e insieme sviluppa una molteplicità di visioni, grazie ad un contrappunto sistematico di immagini dei repressori e delle vittime. Coordina punti di ripresa diversi, dettagli di grande forza visiva, gesti di differente intensità drammatica e piani diversi delle immagini per costruire un'esplosione di pathos che non può lasciare indifferente lo spettatore. La rappresentazione della repressione dei cosacchi è trasformata in un vettore di pathos crescente orchestrato attraverso un insieme di conflitti grafici e spaziali, di accensioni violente, di immagini forti di sangue, di ferite, di dolore e di morte. Queste immagini sono montate in contrappunto visivo con le inquadrature degli stivali, dei fucili e dei repressori stessi, che Ejzenstejn distribuisce, scandendo il ritmo ossessivo e minaccioso della violenza poliziesca. Le inquadrature sono poi caratterizzate dall'estrema brevità, dal crescendo progressivo del ritmo, dalla intensificazione dei contrasti sino a produrre una vera esplosione visivo-dinamica ed emozionale.

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    La corazzata Potemkin costituisce nell'ottica eisensteiniana una sorta di passo indietro. Per Ejzenstejn l'aggiornamento delle attrazioni e l'effetto positivo (pathos) diventano obiettivi da realizzare anche mediante mezzi negativi, come l'apparato tradizionale, di sentimenti, lacrime, lirica, psicologismo, straniati dalla logica tradizionale e riqualificati dalla prospettiva ideologica. Ma soprattutto La corazzata Potemkin costruisce grandi sequenze di montaggio dinamico-patetico (la repressione sulla scalinata di Odessa) e di orchestrazione tonale della visione e delle emozioni )le nebbie del posto e i funerali di Vakulincuk). La sequenza della scalinata è giustamente famosa per la maestria drammatica dell'organizzazione del visibile e della tensione emotiva, realizzata grazie a straordinarie tecniche di montaggio e di ripresa. Ejzenstejn parte dal principio di mostrare più azioni dal medesimo punto di vista (ideologico) e insieme sviluppa una molteplicità di visioni, grazie ad un contrappunto sistematico di immagini dei repressori e delle vittime. Coordina punti di ripresa diversi, dettagli di grande forza visiva, gesti di differente intensità drammatica e piani diversi delle immagini per costruire un'esplosione di pathos che non può lasciare indifferente lo spettatore. La rappresentazione della repressione dei cosacchi è trasformata in un vettore di pathos crescente orchestrato attraverso un insieme di conflitti grafici e spaziali, di accensioni violente, di immagini forti di sangue, di ferite, di dolore e di morte. Queste immagini sono montate in contrappunto visivo con le inquadrature degli stivali, dei fucili e dei repressori stessi, che Ejzenstejn distribuisce, scandendo il ritmo ossessivo e minaccioso della violenza poliziesca. Le inquadrature sono poi caratterizzate dall'estrema brevità, dal crescendo progressivo del ritmo, dalla intensificazione dei contrasti sino a produrre una vera esplosione visivo-dinamica ed emozionale.

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    5 Ricordate Fantozzi II ?

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    Ecco, dimenticatelo. La "Corazzata" non è una ca**ta pazzesca, è un capolavoro; e non dura 16 ore, bensì 72... minuti. Perciò vedetelo, se avete a cuore il cinema.
    Qui troverete alcune sequenze d'antologia, come quella famosissima della scalinata, in cui il regista giunge a compimento di tutte le sue ricerche estetiche. Il cinema è montaggio; il montaggio è ritmo, danza, tensione, gioco forza e dinamismo.
    Ejzenstejn non è un realista, la realtà interessa poco, è piuttosto un formalista, uno di quelli che antepone la forma al contenuto. Il massacro di Odessa o la rivolta degli operai, in realtà mai accaduti, probabilmente erano solo il contentino per compiacere Stalin; ciò che premeva ad Ejzenstejn, invece, era il dinamismo dell'azione (vedi la scena della scalinata) e, soprattutto, la codificazione d'una formula astratta del montaggio, meglio conosciuto come "Montaggio delle Attrazioni", cioè associazioni d'immagini eterogenee il cui senso scaturisce solo ed esclusivamente dal loro scontro, dalla loro valenza simbolica (vedi la scena dei Leoni o la scena in cui Kerenskij percorre la lunga scalinata).

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