Sonata a Kreutzer di Lev Tolstoj edito da Dalai Editore

Sonata a Kreutzer

Traduttore:
Linci A.
Data di Pubblicazione:
29 marzo 2011
EAN:

9788860739391

ISBN:

886073939X

Pagine:
125
Formato:
brossura
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Trama Sonata a Kreutzer

Credete che stia divagando? Niente affatto. Io vi sto solo raccontando come arrivai a uccidere mia moglie.

Recensioni degli utenti

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3 di 5 su 4 recensioni

Maestoso bigottismoDi P. Cristiana-3 novembre 2011

Il racconto è intrigante, meravigliosamente scritto. Come si vede che non è uno qualunque ad impugnare la penna! E qui, una domanda molto semplice: il moralismo da quattro soldi pregiudica il valore letterario dell'opera? Non credo. E spiego cosa intendo con "moralismo da quattro soldi": una tirata lunga l'intero libro sulla corruzione della classe borghese, sull'inganno del matrimonio. Critiche legittime, interessanti, ma trattate da un punto di vista oggi non più, in alcun modo condivisibile: la classe borghese è corrotta, secondo l'autore, perché fa sesso. Il matrimonio è negativo perché legittima il sesso. Insomma, non c'è male al mondo che possa eguagliare la corruzione e la perversione prodotta dall'amore carnale. Non solo il sesso con una prostituta o l'adulterio, ma il sesso con la propria moglie! Tolstoj denuncia una società che vede nel sesso qualcosa di necessario e naturale. Non è necessario, perché l'uomo vivrebbe molto meglio senza, non sarebbe costretto ad abbassarsi al livello di un animale, non considererebbe la donna un mero oggetto di piacere. E non è naturale, perché una candida vergine non può che essere disgustata dal sesso, dalla sua violenza e bestialità. Invece, i poeti, i narratori, i pittori, i genitori stessi sublimano il sesso, parlando di "amore". L'amore non esiste, il matrimonio è solo un modo per scaricarsi la coscienza e giustificare la propria perversione. Così il protagonista e narratore altro non è che un depravato, un "porco", come continua a ripetere. La sua caduta in basso inizia quando viene condotto (NB: amici e parenti ce lo portano! Non ci va di sua volontà per assolvere ad un naturale bisogno) in un bordello. Il sesso lo corrompe e logora, facendo di lui un assassino. Si sposa con una donna che crede di amare, ma che in realtà desidera soltanto sessualmente. Il loro rapporto è animalesco, fatto di terribili litigate e di momenti di quello che viene creduto amore. La moglie non ha un nome. Non è una persona per lui. E' bella, sensuale, ma nient'altro. Diviene essere umano solo alla fine, con il volto gonfio di ferite, sul letto di morte. Hanno cinque figli. I figli sono l'unico riscatto alla perversione, l'unica giustificazione al sesso. Quando i dottori le consigliano di evitare altre gravidanze e le prescrivono dei contraccettivi, viene meno quella sola parvenza di moralità del matrimonio. La moglie si emancipa agli occhi del protagonista, appare più radiosa, più curata, più attraente. E la gelosia cresce, fino a raggiungere il suo apice durante l'esecuzione della Sonata a Kreutzer, la moglie al pianoforte e un affascinante rivale al violino. In quell'esecuzione, in quell'appassionato amplesso musicale, sta il tradimento! E tanto basta ad accendere la follia omicida del marito. Ecco. Mettiamo da parte alcune farneticazioni sul matrimonio, sulla contraccezione e così via. Molto interessante e moderna e quanto mai attuale è la descrizione della condizione femminile: la donna è un oggetto sessuale. Inevitabilmente subordinata all'uomo, ha solo il proprio corpo per farsi strada nella vita (e recenti cronache mondano-politiche lo dimostrano... ) . Inoltre, non fa altro che relativizzare la propria esistenza all'uomo: si fa bella, si cura per piacere all'uomo, lo sposa per appagare i suoi desideri sessuali, vive in funzione di moglie e madre. Può saper fare tante cose, essere bellissima e intelligente, ma non si sente realizzata se non con accanto un uomo. Penso che sia ancora più che mai così. E intravvedo un certo femminismo, dopo tutto, in Tolstoj. Infine, è meravigliosamente accurata la fenomenologia della gelosia, che cresce, alimentandosi di paranoie, fino ad esplodere nella più cieca follia. Un Tolstoj spesso "freudiano". Non sempre condivisibile, ma grande

E' sempre la stessa storiaDi T. Muarizia-6 settembre 2011

Si gusta piacevolmente dall'inizio alla fine e per almeno due motivi. Da una parte un'arte nello scrivere che rende ogni argomento piacevole e poi si unisce una tematica universale e senza tempo: la gelosia. Sentimento conosciuto e mille volte trattato con i risvolti da tragici a comici. Un incontro con unosconosciuto porta ad esprimere le colpe piu' profonde.

L'impronta di TolstojDi G. Federica-3 agosto 2011

In questo racconto si nota l'impronta di Tolstoj nella modalità di scrittura. Quello che mi ha impressionato e la minuziosa descrizione di che cosa prova un uomo quando la gelosia lo sconvolge. La storia è ancora oggi molto realistica nonostante questo racconto sia stato scritto molto tempo fa. Quello che mi ha lasciata un pò perplessa sono le idee che lo scrittore voleva trasmettere con questo racconto le quali sembrano pensate da chi in quel momento non crede più nell'amore.

Sonata a KreutzerDi F. Benito Maria Emanuele-29 marzo 2011

L'autore è certamente una delle migliori penne di sempre ma se devo essere sincera questo breve romanzo è imperniato da una morale "bigotta" che non mi ha molto entusiasmata. Un uomo di nome Pozdnysev durante un viaggio in treno confessa a uno sconosciuto la propria colpa segreta. Ricorda di aver presentato alla moglie un avventuriero, gran seduttore e abile musicista, dando così inizio a un gioco che si rivelerà tragicamente beffardo. Via via sempre più sospettoso una sera, mentre la coppia esegue in perfetta sintonia la Sonata a Kreutzer di Beethoven, Pozdnysev accantona ogni dubbio. Spinto dalla gelosia uccide la moglie per un tradimento in realtà mai avvenuto e senza rendersi conto del terribile malinteso. Dura requisitoria contro le ipocrisie nascoste della vita coniugale, si presenta come la testimonianza spietata di una storia che potrebbe essere vera. Si legge tranquillamente, ma il contenuto non mi ha convinta nemmeno un po'.