Resto qui di Marco Balzano edito da Einaudi
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Resto qui

Editore:

Einaudi

Collana:
Supercoralli
Edizione:
1
Data di Pubblicazione:
16 Febbraio 2018
EAN:

9788806237417

ISBN:

8806237411

Pagine:
180
Disponibile anche in E-Book
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Trama Resto qui

In Sudtirolo l’amore, la guerra e la pace non parlano la stessa lingua, ma si urlano addosso uno contro l’altro con estrema forza e violenza. In Resto qui di Marco Balzano, l’acqua e la montagna convergono per raccontare una storia che è rimasta un mistero e che, per i più, è ancora inspiegabile. Siamo nel dopoguerra e Trina è una mamma giovane e bella, segnata dal dolore per la perdita della figlia che durante gli anni del fascismo le è stata portata via, ma questa donna non ha mai smesso di aspettarla, di sperare che la forza della storia e del destino gliela restituiscano. In effetti nessuno sa che fine abbia fatto la ragazzina e chi l’abbia presa quindi una speranza nel cuore di Trina rimane forte e chiara. Nel pieno della seconda guerra mondiale, il marito si rifugia nelle montagne come disertore e Trina lo segue pronta a tutto pur di salvare la vita almeno all’uomo che ama. Gli anni del conflitto passano al buio, in un mondo che scorre parallelo a quello reale e mentre gli altri trovano la luce quando giunge la pace per Trina ancora non è così e in parte lei diviene simbolo di un Sudtirolo tormentato dalle sue trame interne e dalla sua profonda diversità. Solo la costruzione di una grande diga cambierà le sorti di questa gente, cancellando con tanta, tantissima acqua, il passato, i ricordi e un dolore insormontabile. Resto qui di Marco Balzano è il romanzo di una scelta, di tanti perché che diventano echi di domande negli anni che scorrono.

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4 di 5 su 2 recensioni

Romanzo decisamente veritieroDi E. Ida-7 Agosto 2021

Quando la scrittura è autentica e veritiera piace, conforta, attira. L'Alto Adige si situa al di là della comprensione di un italiano medio che non conosce la storia del Tirolo. Bisogna infatti cercare di comprendere la scissione che la gente di quei luoghi ha patito a partire dalla ridefinizione dei confini europei, in  seguito al primo conflitto, e fino a molti decenni dopo la nascita della Repubblica italiana che ha restituito un po' di autonomia a quel Sudtirolo che storicamente aveva, e mi sembra abbia ancora, usi e costumi a sé stanti e comunque non italiani. Un'autonomia giunta quando la deriva ideologica aveva ormai compromesso la pacifica convivenza tra italiani - causa il fascismo - e sudtirolesi di lingua tedesca. Adesso c'è pace - perché questo la gente vuole, pace - ma anche perché gli interessi dei singoli sono globalizzati, la concorrenza nel commercio è libera e l'economia liberista: non vuole confini e disprezza i nazionalismi. Nel suo excursus storico il romanzo non mente. Ritengo di poterlo dire per aver letto altrove resoconti storici dettagliati sull'argomento. Si veda anche Eredità di Lilli Gruber. Ma la vicenda di Curon e Resia, località di confine sullo spartiacque alpino, è emblematica anche per il dissesto geologico che interessa tutta la penisola. Lo stato italiano pensava di costruire una diga costringendo le acque dell'Adige in un invaso che avrebbe cancellato non pochi masi lungo le rive e le sponde, vale a dire un intero paese. I lavori sono giunti fino alla costruzione di un lago artificiale, cioè fino all'effettiva sommersione delle case e della vegetazione, distruggendo l'economia locale e costringendo la popolazione a trasferirsi altrove. Lo stesso villaggio di Curon, ormai scomparso, è diventato un luogo della memoria dove mappe e targhe non sono che perentorie sottolineature di quello scempio, a partire da quel campanile che emerge solitario dall'acqua, segno tangibile di una devastazione crudele e per giunta ingiustificata dal momento che la diga non fu mai portata a termine. La ricostruzione post bellica e l'industrializzazione, all'insegna del progresso, ha stravolto il paesaggio e ha anche mietuto vittime; e viene in mente la sciagura del Vajont. Questi residenti del Tirolo non sono stati cancellati fisicamente, ma a lungo e profondamente hanno risentito delle conseguenze del fascismo che ha generato odio là dove odio non c'era, confusione ideologica, incertezza del futuro, disgregazione dell'assetto sociale. Una tara geopolitica di lungo corso. La diga era la minaccia costante e subdola, la dittatura e le guerre il male sempre evidente e in primo piano. Quando finalmente la pace porta quel respiro che serve a sanare le ferite, è il momento della corsa all'industrializzazione, alla  produzione di energia elettrica per mettere in moto le speranze nel futuro. L'abbandono delle attività agricole non è stato indolore per nessuno. Fu per tutti un esilio. Altri, in situazioni simili hanno potuto ribellarsi. Mi viene in mente Orgosolo, in Sardegna, che si è battuta con successo contro la centrale nucleare; recentemente il movimento no TAV. Nella maggioranza dei casi una tendenza all'inurbamento e all'emigrazione spontanea dalle zone rurali era già una causa di impoverimento e di degrado del territorio, prima ancora che lo sfruttamento delle risorse naturali divenisse quel fenomeno primario e devastante per la salute pubblica che ben conosciamo. Qualcosa ci è sfuggito di mano. Le nuove proposte di riconversione ecologica pretendono ora il miracolo, il ritorno al lavoro dei campi, alla cura del territorio, alla vita nei borghi. La letteratura e la cinematografia si concentrano su questa problematica e a quanto pare incontrano il favore del pubblico, vedi Le otto montagne di Paolo Cognetti che ha vinto il premio Strega e ora ne faranno un film. Ma anche questo bel romanzo di Marco Balzano non scherza. Una caratterizzazione anche poetica dei personaggi. Vai a capire come funzionano i premi letterari.

Coinvolgente fino alle lacrimeDi T. Grazia-2 Aprile 2018

Bella storia, che si legge tutta d'un fiato sperando in un lieto fine per la narratrice, ma invece ti ritrovi con le lacrime che scendono da sole. Purtroppo non ho percepito lo strazio, l'atmosfera dilaniante del Sudtirolo negli anni fascisti e del periodo della guerra, non ho sentito la spigolosità, la durezza, la tenacia della gente. Tutto scorre con facilità come in una fiction televisiva, e questo per me è un limite, ma forse è solo un romanzo.